mercoledì 15 gennaio 2014

Memorie dell'Agorà - L'Alessandria di Giovanni Ferrari





Il Tanaro luccica orgoglioso ai tempi del Quadrilatero.

Con Casale, Novara e Pro Vercelli i grigi rendono competitiva la provincia a cavallo tra il calcio dei pionieri e quello professionistico; potremmo considerare spartiacque tra i due periodi l'acquisto di Rosetta esemplificativo della politica societaria della presidenza di Edoardo Agnelli e la nascita del girone unico ('29-'30).

Nasce biancazzurra l'Alessandria ma dopo poco adotta quella casacca cinerina che la rende riconoscibile agli appassionati anche nell'ultimo mezzo secolo, vissuto senza la massima serie e con passaggi a vuoto, societari (Calleri e Spinelli, tra i vari proprietari) e sportivi (l'Eccellenza, la retrocessione a tavolino due stagioni fa a vantaggio di Ferreacorona).

Per quasi tutti l'alessandrino più famoso e' Rivera, al debutto sedicenne nella massima serie e destinato a lanciare nello spazio, come adesso fa Totti, i compagni del Milan e della nazionale per quasi vent'anni.
Un solco lo hanno lasciato, non solo per un'Alessandria ai massimi livelli di classifica, Baloncieri e Ferrari, unitamente al loro allenatore Carcano, perche' commenti dell'epoca narrano di uno stile di gioco riconoscibile nell'Alessandria, scuola in grado di sopperire alle cessioni alle grandi dei pezzi pregiati, esempi gli stessi Baloncieri al Torino e Ferrari alla Juventus.

Carcano guida gran parte del Quinquennio bianconero, unico allenatore a timbrare quattro titoli di fila.Il suo merito: non toccare una squadra che va da se'.

Baloncieri precede sul campo Ferrari e sfiora il ciclo vincente di Pozzo.
Più 'argentino' (elegante e offensivo) del compagno, segna cento gol e vince due (uno revocato) scudetti col Torino.

Ferrari firma con sapienza tattica otto scudetti, primato condiviso con Furino e Rosetta.
Con Fanna, Gori, Lombardo e Serena ha vinto il campionato in tre squadre.
Nella Juventus (cinque) e' sempre il secondo cannoniere, nell'Ambrosiana (due) riforma la coppia delle mezzeali azzurre col Balilla, nel Bologna che meraviglia l'Europa si rivela (ri)cambio vincente.
E' l'unico presente assieme a Meazza nelle due finali vinte.
Il suo essere regista equilibratore lo pone all'attenzione dell'Arsenal.
Ai tempi l'Inghilterra per presunzione nemmeno disputa i Mondiali.

Forse la sua dote migliore e' la semplicita', la dote dei grandi, se e' vero che il calcio e' un gioco abbastanza semplice.








..Il Tanaro ha visto un centenario poco glorioso, ma a volte ripensa luccicando quando ha accolto, per gli ottocento anni della citta', il Santos di Pele'.



1 commento:

Anonimo ha detto...

L'asse Rivera-Totti mi piace. Le statistiche storicizzate sul finale riescono a riassumere brillantemente numeri e storia.

el buitre