mercoledì 8 gennaio 2014

Memorie dell'agorà - La S.P.A.L. di Paolo Mazza


Inauguriamo la rubrica che racconterà il glorioso passato di alcune avversarie: il pallone è emozione, senso di appartenenza, voglia di raccontare storie agli amici del bar o ai ragazzini che tirano col massimo piacere quattro calci al pallone, in cortile, a scuola, dove possibile per strada ... 

Perchè le piccole storie fanno la Storia, perchè se il pallone degli affari e dello spread qualitativo coll'Europa mantiene interesse, è anche per i fili rossi che vanno da Monza a Portomaggiore, da Portomaggiore a Ferrara, da Ferrara ad Alessandria...



La Spal vive di Ars et Labor, disciplina e formazione, come una buona famiglia di provincia, parole che andrebbero rivalutate in questi anni di disgregazione sociale.


Nata in una dimensione oratoriale, assume i colori salesiani e quelle strette righe biancazzurre rappresentano negli anni '50 e '60 il trampolino di lancio per giovani speranze del pallone nostrano, su tutti Fabio Capello da Pieris.

A parte gli exploit del quinto posto nel '60 (guidata in difesa da Picchi poi capitano della Grande Inter) e della finale di Coppa Italia nel '62 contro il Napoli, la polisportiva estense si rivela presenza costante nella massima serie (tredici tornei di fila, l'ultimo nel '68; si trova difatti nella parte sinistra della classifica perpetua, quella generale per i tornei col girone unico).
Deus ex machina il presidente (prima allenatore e ds) Mazza, che pochi ricordano alla guida tecnica con Ferrari della spedizione in Cile, dove una nazionale senza forza federale e con oriundi sbiadita copia (nonostante il nome: Altafini e Sivori) degli iridati dell'alpino Pozzo e' facile preda dei padroni di casa e dell'arbitro inglese Aston, famoso per aver ideato i cartellini sanzionatori.
Accentratore (spesso in panchina) umorale, ma competente, il 'mago di campagna' brilla per intuizioni e prospettive, sconosciuti e giovani sono il parametro della sua politica societaria.

Il regista albiceleste Massei e' il più  fedele straniero (otto stagioni, più quella cadetta), da capitano conquista il primato spallino di presenze e reti (quarantasette) nella massima serie.
La prima promozione fu firmata da Janni, avviatore del filotto del Grande Torino.

Molte storie sulla panchina: saggi mestieranti come Fabbri e Rota o giovani rampanti come De Biasi e Galeone.
Sarebbero invece diventati allenatori giocatori che a Ferrara si fanno le ossa (Bigon, Capello, Delneri e Reja) o chiudono la carriera (Bagnoli e Bianchi).

Il cerbiatto (mascotte della Spal) senza serie b da circa un ventennio ha ricevuto le ferite dell'anonimato e dei fallimenti, ma il sangue irrorato da Masi San Giacomo lo ha rimesso in pista, fiero della sua storia.






1 commento:

Anonimo ha detto...

da Fabbri a Fabbri...la Spal non puo' passare inosservata.
el buitre