lunedì 3 novembre 2014

Il dopopartita - Monza tre Lumezzane zero

Viotti; Zullo, Briganti, Massoni; Foglio, Hetemaj, Perini, Anghileri; Margiotta, Virdis, Radrezza
Dalle Vedove; Cazè, Belotti, Monticone; Pini, Baldassin, Meduri, Genevier, Mogos; Ekuban, Ferrari

Quasi ovunque generalizzazioni, quando basterebbe un paio di ali.
Cala dalla Val Gobbia una squadra raffazzonata, specie dietro, ma scossa in modo positivo come attenzione e manovra dal cambio tecnico che ha portato in sella Braghin, autore della precedente promozione cadetta della Pro Vercelli.

Nonostante un buon approccio di Virdis che non arriva alla conclusione decisiva per un ultimo tocco impreciso, il Monza si fa mettere sotto sul piano del gioco e delle velleitarie occasioni: tra due calci d'angolo degli ospiti, dei quali è il secondo, calciato corto, il più pericoloso, nasce una galoppata di Foglio sull'out di sinistra, senza che Virdis possa essere velenoso quanto la sua fama e i suoi corretti movimenti odierni (spettacolare quello al 60' che elude la marcatura e lo porta a concludere di poco fuori in diagonale) meriterebbero.
Radrezza e Margiotta giostrano alle sue spalle, ma non forniscono assist, nè saltano (o portano via) l'uomo, invogliando Pea ad invertire la loro posizione.Se il solito limite di fantasia grava sulla cerniera mediana (Hetemaj ancora sottotono, Perini comunque è il migliore del primo tempo), il gioco dovrebbe fluire da una trequarti con piedi rapidi e tecnici, ma è buio pesto, come quello che dal 20' cala sul Brianteo e sulle fasi di gioco.
I bresciani sono poco più che scolastici, ma scambiano posizioni, mantengono la difesa alta, abbozzano sovrapposizioni: danno una complessiva buona impressione, accompagnata dalla certezza che un ritmo più sostenuto creerebbe loro disagi, infilandosi tra le loro ordinate, ma ampie distanze; si fanno apprezzare per mobilità Genevier ed Ekuban che specie nelle prime battute ruba la scena al bucaniere Ferrari, ma sono ben contenuti da una difesa a tre ormai solida, orchestrata da Briganti con autorevolezza (un suo rinvio rabbioso nel finale di tempo è il segnale ai compagni che le cose non vanno).
In tutto ciò è però Margiotta, servito dalla classica volata a sinistra di Foglio, a divorarsi il gol: sarà la superficialità, o l'errata collocazione del corpo, ma un comodo impatto dall'area piccola vola alto.Poco dopo una stilettata dalla sinista, dove Anghileri fatica a sganciarsi, origina una bella conclusione di controbalzo del numero dieci d'Oltralpe: palla che sibila a mezzo metro da Viotti.Una serpentina mancina di Margiotta a conquistare un angolo e una chiusura di Briganti sul ghanese Ekuban chiudono le ostilità.

Pea punta tutto su Vita e l'ex granata per un po' sembra sentire la pressione, difatti conclude una sola volta, secca e diritta, al 55' con Dalle Vedove che sfodera, benchè coperto da vari giocatori, buon senso della posizione, poi è solo Lumezzane: Genevier traccia una parabola quasi perfetta (incrocio sfiorato) su punizione, Ferrari non arriva su un lento passaggio che dalla destra giunge a centro area, da ultimo Zullo alla disperata respinge il tiro di Genevier a colpo sicuro.
Gli avversari si mettono a quattro e il Monza si compatta attorno al 5-3-2: ne vengono fuori ritmi spezzettati e campanili a tenere l'avversario lontano.
Saranno il maggiore peso in avanti, sarà il calo delle energie ospiti, ma gli ultimi venti minuti sono territorio biancorosso: al 75' l'azione Vita-Margiotta fa gridare al gol, poi Anastasi sparacchia una palla che gli rimbalza di fronte: apprezzabile il pensiero da attaccante.

Non sembrava mancassero solo cinque minuti al novantesimo, sembrava invece inevitabile si sbloccasse così, punizione (dalla destra) e zuccata in mischia che sbriciola un fortino assediato con inerzia mista a convinzione.
Perchè il crepuscolo divenga la volta che Anastasi basta un attimo: qualità aeree ribadite (stavolta il passaggio è di Vita dalla sinistra) e stilettata sull'angolo sinistro di Dalle Vedove.

Il taccuino era già abbandonato sui gradoni, perchè non annotasse generalizzazioni a spiegare un'ora col freno a mano, legate che so alla psiche dei ragazzi o al calcio matematico di Pea.
I pensieri registrati senza il proprio sentire sono come malumore, ogni partita è giusto sia solo nostra.
Archivieremo la volta che Anastasi senza dire e non dire di classifica, professionalità, tifo.
Generalizzazioni che un tempo così verticale (sette minuti) come quello di Anastasi non merita.

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