venerdì 18 luglio 2014

Brasile 2014

Brasile 2014 (12 giugno – 13 luglio) - Campione: Germania
Formazione della finale: Neuer Howedes Hummels Boateng Lahm Cramer (Schurrle) Schweinsteiger Kroos Muller Ozil (Mertesacker) Klose (Goetze) All.Low
Marcatori della finale: Gotze (G)
Percorso dei vincitori: Germania-Portogallo 4-0 Germania-Ghana 2-2 Germania-Usa 1-0; Germania-Algeria 2-1ts; Germania-Francia 1-0; Germania-Brasile 7-1; Germania-Argentina 1-0ts
Piazzamenti: 2.Argentina, 3.Brasile, 4.Paesi Bassi
Partecipanti: 32 squadre
Capocannoniere: Rodrìguez (6 reti)
Media reti: 2,67 a partita

Il battage mediatico e scenografico accompagna gli appassionati al Corcovado con due questioni che sono: Messi, anche capitano, riuscirà ad emulare Maradona in una manifestazione iridata dopo una carriera resa precoce da allori e trofei?La Selecao cancellerà il Maracanazo grazie alla verve di Neymar e alla efficace gestione di Scolari che ha nel mirino la doppietta dell'alpino Pozzo?Brasile-Argentina è la finale che molti desiderano, forse anche la FIFA visto il sorteggio che ha collocato la squadra e il giocatore più titolati ai lati opposti del tabellone; le alternative sono la Germania e la Spagna, europee che proveranno a rompere l'incantesimo che vede il Vecchio Continente sempre sconfitto oltre Gibilterra, forti la prima della sua affidabile tradizione e di una squadra dal gioco maturo e insieme brillante, la seconda di un filotto euromondiale inedito e di un'orchestra cinica, abile ad imbucare le difese altrui colla paziente gestione del pallone, uno stile che è divenuto concetto e filosofia: il tiki taka, ora innervato da un nueve brasileiro reduce da un'annata quasi perfetta dell'Atletico Madrid.
Le prime partite non deludono le attese di un torneo divertente e spensierato, stelle come Balotelli, Messi, Muller, Neymar e Robben vanno a segno e si immagina che per forza a queste latitudini il calcio offensivo prevarrà: alla fine le reti saranno 170 (primato di Francia '98 eguagliato), la prima delle quali per la prima volta un autogol, ma torneranno equilibri e timori in quasi ogni eliminatoria diretta (sette supplementari, di cui cinque agli ottavi, tracimati in quattro lotterie, di cui due agli ottavi; nei tornei recenti c'era stato sì equilibrio, ma una sola partita in media a richiedere rigori), che riporteranno in auge le baronie: metà squadre confermano difatti i quarti sudafricani (Argentina, Brasile, Germania e Paesi Bassi), quarta semifinale consecutiva tedesca (tredici in totale, undici brasiliane), la prima finale che mette in scena l'atto terzo.
Fukeco
Fanno rumore le eliminazioni della Spagna con Diego Costa a strozzare le ragnatele del tiki e del taka e Casillas ombra del paratutto sudafricano e dell'Italia sua ancella all'Europeo, vittima di un girone complesso, sia per gli avversari che per la collocazione ambientale e logistica (l'Arena Amazonia ospiterà gare della terza serie locale, poi), in cui la Celeste fa fuori gli inglesi colla doppietta del Pistolero Suarez; è un gruppo poco coeso, in cui le logore primedonne e i giovani inadeguati a certi livelli rovesciano il malcontento popolare su Prandelli, cui riesce a metà il paventato ribaltone etico e ludico.
Fa male uscire in una gara dove gira tutto storto (rosso frettoloso a Marchisio, Suarez senza sanzioni cannibalizza invece Chiellini), ma a Natal si affermano la mistica uruguagia e la tattica a specchio imposta dal Maestro Tabarez, come fosse ineluttabile; fa male soprattutto non avere capitalizzato il successo inaugurale su Hodgson che proiettava verso una porzione favorevole di tabellone, anche perchè le zero reti successive sono evento che mancava all'attacco azzurro da Saint-Denis.
Resta la sensazione di non essere mai stati dentro il Mondiale e di dover proseguire una fase di transizione iniziata dopo Berlino (ma non solo: una volta tra le prime quattro in cinque edizioni) anche per propri demeriti di carattere.
Il Marchese di Salamanca ricorda che la sconfitta fa parte dello sport ed è vero, ma al di là dei cicli che terminano o non si affermano era lecito che le europee un anno prima protagoniste della Confederations monetizzassero la partecipazione brasileira: nel calcio moderno blasone e fattore ambientale incidono meno della condizione fisica, può surrogarli il solo orgoglio; nel Mondiale di Brasile il fattore climatico permea quello ambientale.
La zattera di pietra iberica completa il fallimento col mediocre Portogallo del Comandante Ronaldo, reduce dal primato di reti in una Champions, ma a mezzo servizio fisico.
Danno belle risposte gruppi giovani e qualitativi pronosticati quali sorprese iridate dopo le facili qualificazioni continentali: il Belgio del Senatore Wilmots, promosso assieme alla volitiva Algeria di Slimani (tradizionale avversario scomodo per i tedeschi) e la Colombia dei molti italiani (l'acceleratore Cuadrado uomo-assist e Yepes capobranco della migliore difesa del girone sudamericano, su tutti), nella quale esplode James Rodrìguez, sostituto della Tigre Falcao anche nel Principato.La conclusione vincente, fatta di tecnica e di incoscienza, all'Uruguay vale più dei numeri, che recitano sei reti in cinque incontri (sempre a segno); la fiesta cafetera, giusto vent'anni dopo Escobar, è completata dal turco Mondragòn, divenuto il giocatore più anziano di un Mondiale, primato strappato a Milla che aveva infilato una doppietta proprio ad Higuita nel Mondiale dello Stivale.
Anche la Francia potrebbe essere la Germania di domani: Deschamps cade alla sua undicesima gara iridata tra campo e panchina, vittima dell'incrocio al solito indigesto coi tedeschi, dopo aver compattato il gruppo attorno ad un'idea di gioco, veloce e di rimessa, sviluppato lungo la dorsale Varane-Pogba-Benzema.Come al solito gli ottavi sono il turno dell'entusiasmo e della sorpresa, i quarti poi sono inibitori e sedimentano posizioni, nonostante le contingenti occasioni finali che potrebbero impattare i repentini vantaggi di Higuaìn, Hummels e Thiago Silva.
Nota di merito per gli allenatori che concettualizzano Transamerica: Pekerman (argentino) e Pinto (colombiano) trascinano Colombia e Costa Rica ai loro massimi (primi ottavi per Algeria e Grecia, inoltre) livelli, il Cile di Sampaoli (argentino) con un gioco coraggioso e Vidal a mezzo servizio resta appeso alla traversa di fine supplementare, altrimenti sarebbe subentrato al Perù, quasi quarant'anni dopo, quale nazionale corsara in una trasferta ufficiale brasileira.
Pekerman consolida la buona impressione lasciata alla guida dell'Albiceleste (tre Mondiali e due Sudamericani coll'Under 20, inoltre), cadendo alla sua decima gara iridata dopo avere eguagliato il primato dell'alpino Pozzo; Pinto, privo del centravanti Saborio, si vendica dell'esonero costaricense a pochi mesi dal Mondiale berlinese educando i Ticos ad un calcio organizzato e semplice, ma non privo di cose fatte bene: la ventottesima posizione del ranking è stata sottovalutata dalle tre vincitrici di Mondiali e la Costa Rica rovescia sul rettangolo verde l'indice di felicità migliore del pianeta.Eurolost San Josè, dunque: come nelle notti tricolori, mietute vittime europee anche grazie a Navas tra i migliori estremi difensori del torneo, come il tentacolare Ochoa che ferma sulle reti bianche il Brasile e che cede solo a Sneijder e Huntelaar nel finale dell'ottavo, dopo il primo break ufficiale a reintegrare liquidi.
Se le sorprese cadono colle signore del Sudamerica guidate dai padroni culè, l'Africa celebra il suo primo doppio ottavo con Algeria e Nigeria, non proprio le squadre più pronosticate del continente Nero (passo d'addio della generazione di Drogba e Eto'o e Costa d'Oro che lascia la sensazione di potere essere anche oltre singoli quali Ayew, di un Pelè figlio e Boateng, a nuovo duello col fratello teutonico; dei maghrebini la rete più avanzata in un supplementare iridato, oltre Del Piero).L'Albiceleste del biscazziere Sabella è cucita sul piano del gioco attorno a Di Maria e vale Mascherano come baricentro emotivo; non mancano le difficoltà, ma l'armonia nei movimenti e nello spogliatoio la identificano squadra, e Messi ci sarà.Per lui quattro pregevoli reti nel girone e l'ombra del Diez, sempiterna.
E' piacevole immaginare che nella piovigginosa notte paulista, dove la sfida coi Paesi Bassi vive sulla timidezza di sè, il ricordo di Di Stefano e i rigori parati da Romero raccordino in una milonga i vecchi capitani rivali e vincenti (di Passarella Sabella è stato a lungo vice).
Lungo il percorso, come abitudine, il dominante Sudamerica è stato affiancato dall'Europa (pari ai quarti) e l'Accademia Bosman (tecnici stipendiate da altre Nazioni) decimata, nonostante i quasi metà presenti agli ottavi, Klinsmann, Halilhodzic, Hitzfeld e Santos oltre i sudamericani; miezz'a via la pattuglia tricolore, eliminata troppo presto anche con Giappone e Russia.Per i nipponici termina un percorso che li ha resi campioni asiatici, per Capello un oneroso contratto verso Cremlino '18 quando altri tedeschi potranno assaltare record appena acquisiti (le sedici reti di Klose, seppure con più presenze di Ronaldo e G.Muller, le presenze mondiali di Maldini e Matthaus).
Delle semifinali resterà la parola Minerazo, versione estrema del moderno gioco tedesco: per loro ottava finale mondiale, dodicesimo podio, tredicesima semifinale; per loro primato di gare e di reti iridate.Uno Sturm und Drang concentratosi in tre minuti nella terra di nessuno priva del capitano avversario, e difensori sono stati i capitani delle coppe brasileire; non si arriva alla finale dei sogni globali (per la prima volta Argentina e Brasile simultanee in semifinale), anche se gli argentini vincono la loro quinta semifinale su cinque, come se il risarcimento per cose che si meritavano e che non sono state sia cosa agrodolce, nel calcio e nella vita.I Paesi Bassi, antesignani dell'innervare per sintetizzare adottato a questo giro da Belgio, Francia, Germania e Svizzera con successo, continuano a generare talento, collezionando un secondo e terzo posto senza essere mai stati battuti nei tempi regolamentari nelle ultime loro quattordici sfide iridate.

Nel Mondiale delle americane alla fine due europee a podio, spalti come in ogni Mondiale colorati, come fosse vera festa, come non ci fossero crisi esterne o contestazioni trasversali interne, Italia in finale come arbitraggio, bombolette che rendono euclideo l'errore umano.
Manca il Brasile in campo e il suo cuore, oltre Capocabana e la Baia di Guinabara: una Selecao desafinada, scivolata da Rio de Janeiro a Brasilia come accadde a Italia e Germania nei Mondiali casalinghi.I Paesi Bassi sono la prima nazionale a fare scendere in campo tutti i giocatori a disposizione; l'ingresso di Krul a disinnescare i rigoristi costaricensi sarà ricordata come mossa al confine tra genio e follia.
Il Minerazo
Si giunge alla finale in un continuo equlibrio (sette supplementari, quattro rigori, solo tre vittorie con due reti di divario in quindici match dentro o fuori); Costa Rica e Paesi Bassi, oltre le finaliste, imbattute.Solo gli orange hanno dopo i gironi effettuato una rimonta, a scapito di Rafa Marquez, azteco capitano di quattro Mondiali.
James Rodrìguez
E' la terza finale consecutiva giunta ai supplementari.La Germania è la prima europea a vincere in Sudamerica grazie a Gotze, entrato dalla panchina in una gara quanto meno equilibrata, se non con migliori occasioni argentine.L'immediata eliminazione dei cerberi (Italia, Spagna) degli ultimi quattro tornei sembrava la giusta cabala per la quarta stella, ventiquattro anni dopo.
Del resto la finale intestina di Champions a Wembley è meno lontana dell'aquilone cosmico di Victor Hugo Morales.
Curiosità - continua l'ecatombe dei detentori al primo turno: dopo la Francia '02 senza reti e l'Italia '10 senza successi Roja eliminata dopo due partite, tra cui il 5 a 1 ad opera dei Paesi Bassi; i 5 gol subiti dal Brasile nel primo tempo della semifinale di Belo Horizonte costituiscono un primato, nemmeno Haiti e Zaire ne avevano incassati tanti nella prima frazione di gioco; l'uzbeko Irmatov fischia la sua nona gara iridata, colla Costa Rica che esce senza sconfitte, subendo due sole reti in cinque gare, due terminate ai rigori

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