giovedì 19 giugno 2014

Messico 1986

Messico 1986 (31 maggio-29 giugno) – All.Bilardo
Formazione della finale: Pumpido Brown Cuciuffo Ruggeri Batista Giusti Burruchaga Enrique Olarticoechea Maradona (c) Valdano (Trobbiani)
Marcatori della finale: Brown (A); Valdano (A) Rummenigge (G) Voller (G) Burruchaga (A)
Percorso dei vincitori: Argentina-Corea del Sud 3-1 Argentina-Italia 1-1 Argentina-Bulgaria 2-0; Argentina-Uruguay 1-0; Argentina-Inghilterra 2-1; Argentina-Belgio 2-0; Argentina-Germania Ovest 3-2
Piazzamenti: 2.Germania Ovest, 3.Francia, 4.Belgio
Partecipanti: 32 squadre
Capocannoniere: Lineker (6 reti)
Media reti: 2,54 a partita

La Colombia è costretta a rinunciare alla manifestazione iridata a causa della violenza scoppiata nel suo calcio, ancora più che per problematiche economiche; il Messico offre le sue strutture relativamente efficienti, visto la recente sua organizzazione iridata: un forte terremoto colpisce il Paese centramericano e solo l'aiuto della comunità internazionale permette la disputa del torneo.
Le condizioni ambientali sono ormai di minore peso, essendovi l'esperienza passata ed essendo la preparazione fisica sempre più in sinergia con quella alimentare e medica.
Pique
Pique fa gli onori di casa, dunque; le squadre dopo il girone di qualificazione si incrociano a partire dagli ottavi: la principale pecca è rappresentata, qualificandosi anche le migliori quattro terze, dalle trentasei partite necessarie per scremare solo otto Nazionali.

Aprono le danze Italia e Bulgaria: il Mondiale si comincia nel modo in cui si era terminato a Madrid, con Altobelli a bersaglio e Bearzot guidare dei suoi senatori, ma le cose non vanno affatto bene.
I segnali del mediocre debutto di Città del Messico erano stati anticipati da un negativo girone di qualificazione all'Europeo di Francia, cogli Azzurri eliminati dalla Romania di mastro Lucescu e costretti al pari anche nella trasferta cipriota.
Il campanello d'allarme non venne raccolto, poche forze fresche integrano i titolari spagnoli: la Francia, che oltre a Platini presenta un centrocampo completo (Fernandez, Giresse e Tigana), si impone con un facile 2 a 0.

I gironi, come prevedibile, non creano sorprese, ma mostrano belle rivelazioni: la debuttante Danimarca dello scaligero Elkjaer e di M.Laudrup (sarà il fratello a vincere l'Europeo, da ripescato) avanza a punteggio pieno (2 a 0 alla Germania Ovest e 6 a 1 all'Uruguay del Principe Francescoli); l'Urss del colonnello Lobanovski che fiammeggia un calcio veloce ed organizzato (il Calcio dl Duemila, dicono: Blochin la matura stella, Bjelanov Pallone d'Oro dell'annata, essendo i sudamericani fuori concorso, e Zavarov i suoi principali cavalieri) e che vince il suo girone (anche un 6 a 0 all'Ungheria) davanti la Francia Campione d'Europa del Roi Platini, finalizzatore prolifico e raffinato, oltre che triplice Pallone d'Oro in bianconero; il Marocco che si afferma (prima africana) in girone tutto europeo e molto equilibrato, anche grazie alla sola rete incassata.
Maradona
Tutto facile per il solito, spumeggiante Brasile che ha trovato in Careca il tassello offensivo mancante; in sordina la partenza del Belgio di Scifo e Ceulemans, che poi giungerà da ripescato al suo risultato migliore nella manifestazione iridata.

Maradona
Quando il gioco comincia a farsi duro le rivelazioni in genere rivelano i loro difetti, sia per l'inesperienza a certi livelli, sia per un inconscio senso di appagamento: la Danish Dynamite va in vantaggio colla Spagna che rimonta in scioltezza grazie al poker del Buitre, rapace opportunista dei sedici metri finali, l'Urss cede al Belgio 3 a 4, nonostante la tripletta di Bjelanov; gli uomini di Thys sono avvantaggiati da un paio di reti dubbie, ma sono coesi nella reazione da 1 a 2 a 4 a 2.
Faticano le future finaliste Germania Ovest col Marocco (Matthaus nel finale; nei quarti il Messico di Hugo Sanchez, Pichichi a ripetizione e virtuoso della rovesciata, li costringerà ai rigori) ed Argentina (il leccese Pasculli) coll'Uruguay, in una partita spigolosa diretta da Agnolin.

Il resto è storia del calcio: Maradona che vince praticamente da solo le sfide decisive, i 15 tocchi con cui semina lungo 60 metri di campo una mezza dozzina di avversari e con cui si fa 'perdonare' la Mano de Dios di pochi minuti prima, una sintesi di controllo, dribbling, lucidità (negli spogliatoi Diego rivela a Valdano di non avergli passato la palla per questione di spazio) e progressione.

Semifinali senza storia: la rivincita di Siviglia non ha un epilogo differente per i francesi e Maradona con un'altra doppietta di qualità porta i compagni in finale, dove con un lancio negli ultimi minuti manda in porta il veloce Burruchaga per il 3 a 2 decisivo: la Germania Ovest fino ad allora era riuscita a contenerne l'inventiva ed i guizzi, rimontando lo 0 a 2.

Curiosità – a Guadalajara tra regolamentari e rigori sbagliano dagli undici metri Zico, Sòcrates e Platini; nei quarti tre sfide su quattro sono decise proprio dal dischetto (una sola trasformazione dei padroni di casa contro i tedeschi); le Falkland, Isole britanniche al largo dell'Argentina, furono rivendicate pochi anni prima dai sudamericani, ne nacque una guerra ed il sentimento di reciproca ostilità.

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