Messico 1986 (31 maggio-29 giugno) –
All.Bilardo
Formazione della finale: Pumpido Brown
Cuciuffo Ruggeri Batista Giusti Burruchaga Enrique Olarticoechea
Maradona (c) Valdano (Trobbiani)
Marcatori della finale: Brown (A);
Valdano (A) Rummenigge (G) Voller (G) Burruchaga (A)
Percorso dei vincitori: Argentina-Corea
del Sud 3-1 Argentina-Italia 1-1 Argentina-Bulgaria 2-0;
Argentina-Uruguay 1-0; Argentina-Inghilterra 2-1; Argentina-Belgio
2-0; Argentina-Germania Ovest 3-2
Piazzamenti: 2.Germania Ovest,
3.Francia, 4.Belgio
Partecipanti: 32 squadre
Capocannoniere: Lineker (6 reti)
Media reti: 2,54 a partita
La Colombia è costretta a rinunciare
alla manifestazione iridata a causa della violenza scoppiata nel suo
calcio, ancora più che per problematiche economiche; il Messico
offre le sue strutture relativamente efficienti, visto la recente sua
organizzazione iridata: un forte terremoto colpisce il Paese
centramericano e solo l'aiuto della comunità internazionale permette
la disputa del torneo.
Le condizioni ambientali sono ormai di
minore peso, essendovi l'esperienza passata ed essendo la
preparazione fisica sempre più in sinergia con quella alimentare e
medica.
Pique |
Pique fa gli onori di casa, dunque; le
squadre dopo il girone di qualificazione si incrociano a partire
dagli ottavi: la principale pecca è rappresentata, qualificandosi
anche le migliori quattro terze, dalle trentasei partite necessarie
per scremare solo otto Nazionali.
Aprono le danze Italia e Bulgaria: il
Mondiale si comincia nel modo in cui si era terminato a Madrid, con
Altobelli a bersaglio e Bearzot guidare dei suoi senatori, ma le cose
non vanno affatto bene.
I segnali del mediocre debutto di Città
del Messico erano stati anticipati da un negativo girone di
qualificazione all'Europeo di Francia, cogli Azzurri eliminati dalla
Romania di mastro Lucescu e costretti al pari anche nella trasferta
cipriota.
Il campanello d'allarme non venne
raccolto, poche forze fresche integrano i titolari spagnoli: la
Francia, che oltre a Platini presenta un centrocampo completo
(Fernandez, Giresse e Tigana), si impone con un facile 2 a 0.
I gironi, come prevedibile, non creano
sorprese, ma mostrano belle rivelazioni: la debuttante Danimarca
dello scaligero Elkjaer e di M.Laudrup (sarà il fratello a vincere
l'Europeo, da ripescato) avanza a punteggio pieno (2 a 0 alla
Germania Ovest e 6 a 1 all'Uruguay del Principe Francescoli); l'Urss
del colonnello Lobanovski che fiammeggia un calcio veloce ed
organizzato (il Calcio dl Duemila, dicono: Blochin la matura stella,
Bjelanov Pallone d'Oro dell'annata, essendo i sudamericani fuori
concorso, e Zavarov i suoi principali cavalieri) e che vince il suo
girone (anche un 6 a 0 all'Ungheria) davanti la Francia Campione
d'Europa del Roi Platini, finalizzatore prolifico e raffinato, oltre
che triplice Pallone d'Oro in bianconero; il Marocco che si afferma
(prima africana) in girone tutto europeo e molto equilibrato, anche
grazie alla sola rete incassata.
Maradona |
Tutto facile per il solito,
spumeggiante Brasile che ha trovato in Careca il tassello offensivo
mancante; in sordina la partenza del Belgio di Scifo e Ceulemans, che
poi giungerà da ripescato al suo risultato migliore nella
manifestazione iridata.
Maradona |
Quando il gioco comincia a farsi duro
le rivelazioni in genere rivelano i loro difetti, sia per
l'inesperienza a certi livelli, sia per un inconscio senso di
appagamento: la Danish Dynamite va in vantaggio colla Spagna che
rimonta in scioltezza grazie al poker del Buitre, rapace opportunista
dei sedici metri finali, l'Urss cede al Belgio 3 a 4, nonostante la
tripletta di Bjelanov; gli uomini di Thys sono avvantaggiati da un
paio di reti dubbie, ma sono coesi nella reazione da 1 a 2 a 4 a 2.
Faticano le future finaliste Germania
Ovest col Marocco (Matthaus nel finale; nei quarti il Messico di Hugo
Sanchez, Pichichi a ripetizione e virtuoso della rovesciata, li
costringerà ai rigori) ed Argentina (il leccese Pasculli)
coll'Uruguay, in una partita spigolosa diretta da Agnolin.
Il resto è storia del calcio: Maradona
che vince praticamente da solo le sfide decisive, i 15 tocchi con cui
semina lungo 60 metri di campo una mezza dozzina di avversari e con
cui si fa 'perdonare' la Mano de Dios di pochi minuti prima, una
sintesi di controllo, dribbling, lucidità (negli spogliatoi Diego
rivela a Valdano di non avergli passato la palla per questione di
spazio) e progressione.
Semifinali senza storia: la rivincita
di Siviglia non ha un epilogo differente per i francesi e Maradona
con un'altra doppietta di qualità porta i compagni in finale, dove
con un lancio negli ultimi minuti manda in porta il veloce Burruchaga
per il 3 a 2 decisivo: la Germania Ovest fino ad allora era riuscita
a contenerne l'inventiva ed i guizzi, rimontando lo 0 a 2.
Curiosità – a Guadalajara tra
regolamentari e rigori sbagliano dagli undici metri Zico, Sòcrates e
Platini; nei quarti tre sfide su quattro sono decise proprio dal
dischetto (una sola trasformazione dei padroni di casa contro i
tedeschi); le Falkland, Isole britanniche al largo dell'Argentina,
furono rivendicate pochi anni prima dai sudamericani, ne nacque una
guerra ed il sentimento di reciproca ostilità.
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