venerdì 19 dicembre 2025

ODI ET AMO

Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.

 

Ho deciso di scomodare Catullo, poeta odiato e bistrattato da molti studenti dei licei che devono forzatamente studiarlo, il sottoscritto in primis, perché con il tempo ho scoperto il fascino della sua essenzialità nell’esprimere concetti ed idee con quella grande forza data dalla semplicità e da una sorta di ermetismo. Odi et amo sono probabilmente i suoi versi più conosciuti, i più inflazionati. Ma se li leggiamo, in particolar modo nella versione latina, non perdono la loro forza.

Un secco “Odio e amo”. La contrapposizione di emozioni e sentimenti della vita umana. “Forse ti chiedi perché io lo faccia” è la domanda che tutti noi rivolgiamo al nostro immaginario interlocutore che altri non è che la nostra coscienza. E questa ci risponde “Non lo so” mettendoci davanti alla cruda realtà “ma sento che accade e ne sono tormentato”. Le pause tra le parole sono il vero tormento. Sono quelle in cui ti devi fermare a pensare. Il tormento dato dagli alti dell’amore e dai continui bassi dell’odio. I sentimenti contrastanti che spingono in avanti la vita.

Odio. Odio il disfattismo. Odio la mancanza di equilibrio. Non è possibile che dopo un inizio incerto si additasse tutto l’ambiente monzese di scarsa volontà di giocare al pallone o di grande incapacità di gestire la situazione finanche arrivare al decantare l’ormai imminente fallimento del dopo Fininvest. Passato un periodo di qualche settimana si era diventati tutti dei fenomeni. Il Sassuolo versione 2025/2026 con la promozione già in tasca. Per poi far tornare tutte le ombre di inizio stagione in men che non si dica. Equilibrio.

Amo. Amo la lotta, la competizione. Certo che sì, siamo sulle montagne russe. Anche quando avevamo un vero motore da formula uno sotto la scocca abbiamo avuto tante difficoltà per raggiungere la prima promozione. Perché oggi dovrebbe essere diverso? Il campionato di serie B è sempre stato un campionato tanto avvincente quanto difficile. Tutte le partite si possono perdere e tutte si possono vincere. Non esiste un divario tecnico tale che non sia colmabile con la forza delle idee ed abnegazione. Certo, alla lunga chi ha una rosa più completa e lunga dovrebbe spuntarla su chi ha qualche lacuna in più, ma poi ci sono gli infortuni, gli episodi e tutto può cambiare. Come si fa a non amare un calcio così imprevedibile?

Odio. Odio la critica aprioristica. Ho sentito ancora critiche a Tizio o Caio che metterebbero in campo uno scarso impegno pensando a chissà a quali altri lidi a cui possa approdare tra un mesetto. Io ho visto tanti ragazzi correre per il campo cercando di dare l’anima. Non ho visto alcuna rinuncia ai contrasti. Non ho visto nessuno mollare un centimetro fino a quando non è arrivato il triplice fischio. Mi interessa relativamente il risultato quando la squadra ha dato il massimo. Certo, è mancata l’energia per ribaltare ma questo può essere un problema anche fisico. Starà al mister cercare di raddrizzare questo aspetto.

Amo. Amo la passione che ho sentito ancora una volta in una trasferta che non avrei dovuto fare. Che non avrei voluto fare. La passione di persone che hanno il biancorosso stampato sul cuore. Lo vedi nei loro occhi. Lo senti nelle loro parole. Persino nei ragazzi più giovani vedi quella scintilla che una volta era anche la tua. Lo è ancora, anche se diversa e ben più matura ora. Un coro nel parcheggio. Un altro sul traghetto. Decine di altri allo stadio e lungo il ritorno. E’ la musica della passione. Dell’amore.

Odio. Odio la gratuita e reiterata critica alla medesima tattica che ci ha portati alla serie di vittorie record. Prima andava bene ed ora non più perché si è perso a Venezia? Ancora… Basta con ‘sta cazzo di costruzione dal basso! Scusate il francesismo ma non saprei esprimermi meglio. C’è stato un errore a Venezia. Del singolo, sì, ma anche dei compagni di reparto che non hanno dettato il passaggio correttamente. Ma non per questo si deve demonizzare questa che altro non è che una variabile inserita in un contesto tattico ben più elaborato. Possiamo anche tornare a giocare con il libero, ascoltare la musica con il Gelosino o a comporre i numeri con il telefono a disco. Non sono contrario alle alternative per partito preso, anche alle più retrò e forse romantiche, ma nel calcio mi piace parlare di efficienza. Che è l’unica cosa che conta. E la costruzione dal basso porta efficienza e opportunità anche se c’è chi continua a non volerla vedere. Non voglio dilungarmi su questa cosa perché inizierei con un trattato di tattica, di tecnica e pure di filosofia dell’educazione al rischio che non ho intenzione di fare. Sarebbe anche un po’ troppo tedioso. Anche se divertente da sciorinare davanti a vetusti credo calcistici.

Amo. Amo l’immagine di Giovanni Stroppa sotto la nostra curva. L’essere ormai lontani non cancella i tanti anni insieme. Non si può non amare l’intervista dove il nostro mister ha ricordato che lui ed il Monza non sono solo stati la “prima volta in A” ma sono anche un campionato di C vinto con la ciliegina della coppa Italia di categoria nella medesima stagione. Ma, forse soprattutto, tante partite passate insieme mangiando fango e sputando sangue. Grazie mister, Monza sarà sempre casa tua.

Odio. Odio chi vuol sempre fare la gara a chi piscia più lontano. Amo le varietà delle bandiere e le peculiarità di ognuno che all’interno del tutto danno certamente un qualcosa in più. Ma non mi piace l’auto-esaltazione. Mettere in mostra un’inutile panoplia appesa sopra il proprio camino a voler simboleggiare una maggior monzesità è ingiustificabile. Lo è soprattutto se non sei un ultras o non hai fatto trasferte in quattro gatti ed in posti sperduti della Penisola. Lo è se non c'eri quando andare al Monza non faceva figo. Sono assolutamente libertario, ognuno dica e faccia quello che vuole ma, personalmente, sono poco interessato se a pisciare arrivi oltre il fosso o se non vai oltre le scarpe. A me interessa solo che quando ci si guarda negli occhi si veda la banda bianca sullo sfondo rosso. Non è una critica. Né manco un appello. E’ solo un pensiero.

Odi et amo. Nella poetica di Catullo ricorre spesso il contrasto tra illusione e concretezza, tra apparenza e realtà. Ci sono momenti in cui anche la fede incrollabile si trova davanti a momenti di scoramento. Sono momenti in cui una lucida analisi ti fa dire "chi me lo fa fare?". Poi subentrano amore e passione. Fanno pensare ai futuri successi che ripagheranno dei dolori del presente. Una continua lotta. Un continuo contrasto...

At tu, Catulle, destinatus obdura.
Ma tu, Catullo, ostinato, resisti.

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