giovedì 29 marzo 2018

Ciao Mondo!

Ero un ragazzino. Preadolescente si direbbe oggi. Ero circondato da una selva di amici bergamaschi e pure, peggio ancora, atalantini. Correva la stagione 1987/1988 ed il mio Monza stava disputando una buona stagione. Era il periodo dell'era Giambelli ed il direttore generale del tempo era Marotta, quel Beppe Marotta. La guida tecnica era stata affidata a  Pierluigi Frosio che, quasi per la prima volta in assoluto, vestiva la maglia di primo allenatore e si allontanava dall'ormai sua Perugia dopo una dozzina d'anni, forse più.
Quell'anno si è vinto il campionato (anche se l'almanacco recita secondo posto visto che la classifica avulsa ci aveva messo davanti l'Ancona) e pure la coppa Italia di categoria. Il ritorno in serie B fu un trionfo importante quell'anno soprattutto perchè condito anche dalla grande stagione di alcuni giovani che poi faranno fortuna anche in serie superiori. Tra questi i portieri Pinato e Antonioli ma anche i vari Casiraghi, Stroppa, Robbiati ... E ne dimentico certamente qualcuno. Ma, come dicevo, non riuscivo ad essere pienamente felice. O meglio, lo ero, anche di più devo dire, però stavo vivendo intorno a me un clima ancor più entusiastico. L'Atalanta, oltre a conquistarsi la promozione in serie A stava anche ben figurando nella Coppa delle Coppe alla quale partecipò nonostante la serie B poichè l'anno prima era riuscita nell'impresa di approdare alla finale di Coppa Italia con il Napoli di Ottavio Bianchi e di Maradona che vincerà anche il campionato, oltre che la stessa Coppa Italia.
 

Ecco, non potevo prendere per il sedere gli amici nerazzurri nonostante la nostra grande e trionfale annata perchè loro ne stavano vivendo una altrettanto esaltante, un paio di gradini sopra la nostra. Giusto per capirci, loro a giocarsi una semifinale di coppa europea contro  il Malines e noi a giocarci una promozione contro la Virescit Boccaleone (per chi non lo sapesse, rappresentante di un quartiere di Bergamo ...). Non c'era paragone. Ma fu proprio in quel periodo che mi avvicinai al mondo del tifo bergamasco. Conobbi alcuni ragazzi che, più o meno fedelmente, seguivano la squadra e facevano parte dei gruppi organizzati (per lo più dei Wild Kaos Atalanta). Ma, soprattutto, dato il valore mediatico della situazione, ebbi anche l'opportunità di seguire un po' più da vicino le vicende dei bergamaschi e mi incuriosì, da subito, la maniera di porsi dell'allenatore del tempo, cioè Emiliano Mondonico. Tutti nella bergamasca lo osannavano come il "miglior allenatore di sempre!". Ed un po' era vero. Aveva un modo di preparare le gare che al tempo non era scontato. Aveva il dono della lettura delle situazioni che a pochi viene dato. Ma, soprattutto, era un grande allenatore perchè in primis era un grande uomo. Era allenatore, consigliere, amico, padre, fratello di ogni suo collabortore o giocatore. Sempre la parola giusta al momento giusto.
No, non avevo avuto modo di vederlo giocare da noi (fu capocannoniere in quella stagione con 7 reti), non ero ancora nato, ma è stato lui a darmi un'arma per combattere contro i bergamaschi a me vicini:"Certo che vincete! Vi allena un nostro ex!"

Ho un ricordo di quell'anno. Era la vigilia della semifinale di ritorno contro il Malines a Bergamo. L'Atalanta aveva perso 2-1 all'andata ma aveva già ribaltato più volte il risultato nel corso della competizione. L'aria in bergamasca era tesa oltre che eccitata. Vedo su Bergamo TV un'intervista a Mondonico. "Ragazzi, stiamo giocando al pallone, ci stiamo divertendo! Cosa volete che vi dica? Continueremo a farlo.". Il tutto detto con un il suo solito sorriso che non nascondeva mai, nemmeno nei momenti peggiori.
Attorniato da decine di giornalisti in fibrillazione che chiedevano formazioni, tattiche, moduli, infortunati e così via. Il Mondo se ne esce con una frase che mi è sempre rimasta nel cuore (vado a memoria):"

Ciao Mondo, grazie per averci insegnato come divertirci.
Ora insegnalo anche agli angeli.

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