giovedì 24 aprile 2014
(Nel sottopassaggio)
(Queste righe che provano ad entrare nella testa di un calciatore prima di una gara importante le ho scritte nelle ore prima dell'Arechi; non tutti i giocatori difatti, qualsiasi categoria percorrano, giocano una finale.
Ma calzano, a mio parere, a pennello anche per un'altra, ben più ricorrente, esperienza nella carriera pedatoria, quella che affronteranno domenica una buona parte dei ragazzi ossatura della squadra che ha di sicuro fatto bene e spesso divertito nel biennio di Lega Pro Seconda su cui scendera' il sipario a Meda: il saluto, ultima volta indosso 'quella' maglia, al pubblico amico.
Provare ad immaginare per una volta le loro emozioni è il mio cavalleresco 'omaggio' al loro impegno.
Quello che penso, cari lettori, vogliate fare pure voi)
Quant'è bello, perchè semplice, perchè complicato, il calcio: la partita, odori & colori, vista col proprio sguardo, respiri profondi di un battere e levare che diventa collettivo, talora.
Senza accorgersi momenti intimi saprebbero creare sentimenti sinceramente profondi, ma quasi sempre si sfiorano e restano profondamente sinceri, solo.
Addetto ai lavori, o tifoso che tu sia, è lo stesso.
A pensarci bene lo stesso ha validità per gli undici che rappresentano quei colori, in quel momento, anche se non è onestamente il principale pensiero nel vederli scendere in campo, muscoli decontratti e gagliardetto alla mano, il capitano.
Chissà quale animo scuote il giocatore prima di una finale, o prima dell'ultima gara davanti ai tifosi che per una stagione, od uno spicchio più intenso di carriera, l'hanno coccolato, fischiato, o sostenuto.
L''incondizionatamente' non e' amore?...
Ci sono partite che vanno quasi immaginate più che raccontate.
Per dare il loro vissuto della partita addetti ai lavori & tifosi faranno cronaca e racconteranno emozioni di una serata, o biennio che se ne va.
Il rimpianto di Portogruaro che avrebbe reso breve il sentiero, primavere all'improvviso così leggere, incrociando Pro Patria & Torres, la prima presunzione di estate rapita da umide ombre.
Questa partita la vivrò immaginando i pensieri che hanno accompagnato i giocatori durante la preparazione senza scendere in campo a Forlì, sul treno verso la Costiera, nella rifinitura che sembra non incidere sulla formazione.
L'hotel, la musica nelle cuffiette a dare il proprio ritmo all'attesa, due ore prima dell'agone l'Arechi, nome decaduto & nobile, parimenti.
Incrociare i molti sguardi della curva di casa nel riscaldamento, infine gli undici in maglia granata nel sottopassaggio, quella che stasera riporta il pensiero ad Agostino, ragazzo.
Lì ritroviamo ventidue ragazzi: i pensieri che abbiamo provato ad immaginare, le storie che, addetti ai lavori & tifosi, conoscono nel solo dettaglio di una papera & di una rovesciata.
Col fischio iniziale prevarranno la cronaca di una partita, l'estro di una giocata, uno schema che la memoria ha oliato.
Col fischio finale che assegnerà la Coppa rimarranno la Storia dei club.
La festa di una tifoseria; il pianto di una tifoseria.
A quel punto addetti ai lavori & tifosi daranno pagelle e quegli stessi ragazzi al rientro nello spogliatoio non proveranno le sensazioni del sottopassaggio iniziale.
Le loro storie saranno annacquate dal risultato, o dalla prestazione.
L'importante è che quei ragazzi mettano i 'loro' pensieri & sentimenti anche in campo.
Avrebbero comunque vinto...
(Lascio al vostro senso pratico la trasposizione dei riferimenti di Salerno all'ultima gara interna: freddi numeri la ricorderanno per l'aritmetica salvezza clementina, occhi & cuori per il saluto alla banda-Asta)
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