Articolo di Nicolò Schira
Come passare dall'estasi di una promozione strameritata all'incubo di un futuro tutto da decifrare. A Monza, probabilmente, hanno fatto un corso accelerato di harakiri e in poco più di settandue ore hanno cancellato la cavalcata trionfale delle formazione biancorossa, capace di centrare la promozione nella Lega Pro unica con ben tre turni d'anticipo, rivoluzionando i quadri societari del club. Un ribaltone clamoroso e per certi versi inaspettato, soprattutto nelle tempistiche. Che da un mese a questa parte tirasse un'aria sospetta a Monzello era noto, tanto che l'ormai ex responsabile dell'area tecnica Gianluca Andrissi era impossibilitato addirittura a rilasciare interviste senza il consenso e l'autorizzazione del patron Armstrong-Emery. Cose mai viste e forse dell'altro mondo. Così come appartengono ad un altro emisfero il licenziamento in tronco di colui che ha costruito, progettato e plasmato una squadra in grado nell'ultimo biennio di centrare una promozione e mezza. L'anno scorso solo la penalizzazione negò il salto diretto di categoria, costringendo i brianzoli ai Playoff perduti in finale a tempo scaduto col Venezia. Quest'anno la squadra non ha fallito in campionato ed è arrivata alla finalissima di Coppa Italia Lega Pro, eliminando compagini ben più blasonate e di categoria superiore come Entella e Cremonese. Merito delle intuizioni sul mercato di Andrissi e della sagacia tattica di mister Asta. Un binomio spezzato e che potrebbe migrare, in tandem, altrove. Anche la conferma del tecnico, infatti, è tutt'altro che scontata, anzi al momento sono in rialzo le quotazioni legate all'addio. D'altronde l'ex trainer della Primavera del Torino è pure in scadenza a giugno e non ha affatto gradito il trattamento riservato al diesse. Un Andrissi autore nell'ultimo mercato di tre colpi fondamentali quali Briganti, Allegretti e De Cenco. Ovvero l'ossatura della squadra; mentre il presidente Armstrong si intestardì, alla stregua di un capriccio, sull'ingaggio di Said, apparso come un oggetto misterioso nei dintorni del Brianteo. Presidenti che vogliono essere la stella polare del club e che pertanto disfano un giocattolo splendido e funzionante. E' successo in Serie A negli ultimi anni a Palermo e Catania, finite poi malamente sul fondo della classifica. Presidenti probabilmente mal consigliati dai propri collaboratori, desiderosi di avere maggiori poteri e consensi. D'altronde i contrasti fra l'ad Prada ed Andrissi si erano fatti sempre più forti nelle ultime settimane. L'arrivo di Ulizio, reduce da due retrocessioni e una salvezza negli ultimi tre anni con Montichiari e Bellaria Igea Marina, congiunto all'avvento di Alfredo Pasini nell'area tecnica (al debutto in tali vesti dopo l'apprendistato da osservatore fra Italia e Inghiterra) è tutto da decifrare. Al momento rappresenta un salto nel buio. Un galantuomo come Andrissi avrebbe comunque meritato maggior rispetto: se divorzio doveva essere (era legato al club sino al 2015), poteva avvenire, tranquillamente, al termine del campionato. Tre settimane non avrebbero mutato lo scenario rivoluzionario, ma al contempo avrebbero garantito un'uscita di scena più consona e signorile al dirigente.
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