(Queste righe che provano ad entrare nella testa di un calciatore prima
di una gara importante le ho scritte nelle ore prima dell'Arechi; non
tutti i giocatori difatti, qualsiasi categoria percorrano, giocano una
finale.
Ma calzano, a mio parere, a pennello anche per un'altra, ben più
ricorrente, esperienza nella carriera pedatoria, quella che
affronteranno domenica una buona parte dei ragazzi ossatura della squadra che ha di sicuro fatto bene e spesso divertito
nel biennio di Lega Pro Seconda su cui scendera' il sipario a Meda: il
saluto, ultima volta indosso 'quella' maglia, al pubblico amico.
Provare ad immaginare per una volta le loro emozioni è il mio cavalleresco 'omaggio' al
loro impegno.
Quello che penso, cari lettori, vogliate fare pure voi)
Quant'è bello, perchè semplice, perchè complicato, il calcio: la
partita, odori & colori, vista col proprio sguardo, respiri profondi
di un battere e levare che diventa collettivo, talora.
Senza accorgersi momenti intimi saprebbero creare sentimenti
sinceramente profondi, ma quasi sempre si sfiorano e restano
profondamente sinceri, solo.
Addetto ai lavori, o tifoso che tu sia, è lo stesso.
A pensarci bene lo stesso ha validità per gli undici che rappresentano
quei colori, in quel momento, anche se non è onestamente il principale
pensiero nel vederli scendere in campo, muscoli decontratti e
gagliardetto alla mano, il capitano.
Chissà quale animo scuote il giocatore prima di una finale, o prima
dell'ultima gara davanti ai tifosi che per una stagione, od uno spicchio
più intenso di carriera, l'hanno coccolato, fischiato, o sostenuto.
L''incondizionatamente' non e' amore?...
Ci sono partite che vanno quasi immaginate più che raccontate.
Per dare il loro vissuto della partita addetti ai lavori & tifosi
faranno cronaca e racconteranno emozioni di una serata, o biennio che se
ne va.
Il rimpianto di Portogruaro che avrebbe reso breve il sentiero,
primavere all'improvviso così leggere, incrociando Pro Patria &
Torres, la prima presunzione di estate rapita da umide ombre.
Questa partita la vivrò immaginando i pensieri che hanno accompagnato i
giocatori durante la preparazione senza scendere in campo a Forlì, sul
treno verso la Costiera, nella rifinitura che sembra non incidere sulla
formazione.
L'hotel, la musica nelle cuffiette a dare il proprio ritmo all'attesa,
due ore prima dell'agone l'Arechi, nome decaduto & nobile, parimenti.
Incrociare i molti sguardi della curva di casa nel riscaldamento, infine
gli undici in maglia granata nel sottopassaggio, quella che stasera
riporta il pensiero ad Agostino, ragazzo.
Lì ritroviamo ventidue ragazzi: i pensieri che abbiamo provato ad
immaginare, le storie che, addetti ai lavori & tifosi, conoscono nel
solo dettaglio di una papera & di una rovesciata.
Col fischio iniziale prevarranno la cronaca di una partita, l'estro di una giocata, uno schema che la memoria ha oliato.
Col fischio finale che assegnerà la Coppa rimarranno la Storia dei club.
La festa di una tifoseria; il pianto di una tifoseria.
A quel punto addetti ai lavori & tifosi daranno pagelle e quegli
stessi ragazzi al rientro nello spogliatoio non proveranno le sensazioni
del sottopassaggio iniziale.
Le loro storie saranno annacquate dal risultato, o dalla prestazione.
L'importante è che quei ragazzi mettano i 'loro' pensieri & sentimenti anche in campo.
Avrebbero comunque vinto...
(Lascio al vostro senso pratico la trasposizione dei riferimenti di Salerno all'ultima gara interna: freddi numeri la ricorderanno per l'aritmetica salvezza clementina, occhi & cuori per il saluto alla banda-Asta)