domenica 6 luglio 2014

Germania 2006

Germania 2006 (9 giugno - 9 luglio) - Campione: Italia
Formazione della finale: Buffon Zambrotta Cannavaro Materazzi Grosso Camoranesi (Del Piero) Gattuso Pirlo Perrotta (De Rossi) Totti (Iaquinta) Toni - All.Lippi
Marcatori della finale: Zidane (F) Materazzi (I)
Percorso dei vincitori: Italia-Ghana 2-0 Italia-Usa 1-1 Italia-Repubblica Ceca 2-0; Italia-Australia 1-0; Italia-Ucraina 3-0; Italia-Germania 2-0 (supplementari); Italia-Francia 6-4 (rigori)
Partecipanti: 32 squadre
Piazzamenti: 2.Francia, 3.Germania, 4.Portogallo
Capocannoniere: Klose (5 reti)
Media reti: 2,3 a partita

Per la prima volta non sono di diritto qualificati i campioni in carica, Brasile costretto perciò alle qualificazioni che in Sudamerica per la seconda volta richiedono un estenuante girone all'italiana con incontri di andata e di ritorno.
L'Uruguay capitola ai rigori nello spareggio intercontinentale coll'Australia.
La Spagna è parimenti costretta allo spareggio colla Slovacchia e l'Africa è rappresentata quasi interamente da nuove Nazionali: Angola, Costa d'Avorio (Drogba la stella: Marsiglia e Chelsea le sue maglie di Club), Ghana (scuola giovanile di buona tradizione) e Togo.

‪Primi passi di Ratzinger, operazioni di 'pace' che proseguono in Iraq e Torino che riporta in Italia i cinque cerchi quarantaquattro anni dopo l'edizione estiva capitolina e mezzo secolo dopo Cortina d'Ampezzo.
Il mondo guarda sgomento allo tsunami indonesiano.

Anche per la Germania, ampiamente rinnovata dopo il nuovo tonfo all'Europeo delle Cenerentole, dove il Portogallo della generazione di Figo e di Rui Costa (e senza una punta prolifica come l'attuale Cristiano Ronaldo, peraltro titolare anche allora) ha sciupato l'occasione della sua storia pedatoria contro una Grecia organizzata e poco altro, si tratta della seconda prova organizzativa della manifestazione iridata, dopo Messico, Italia e Francia, e prima del Brasile.
Goleo e Pille accompagnano il viaggio dei tifosi e degli addetti ai lavori nella Patria di filosofi e musicisti.

La politica che ha riportato il calcio teutonico a buoni livelli internazionali, Club inclusi, privilegia bilancio, giovani e stadi: il cammino della Nationalmannschaft, cui manca un alloro finale (due podi iridati, finale e podio europeo), è avviato da Klinsmann che però ha compiti più da motivatore, essendo la parte tattica di competenza del suo vice (e successore) Lowe.
La stessa federazione si è data una gestione manageriale, con ruoli organizzativi (non meramente di facciata) affidati a giocatori come Bierhoff.
Goleo e Pille

Abolite reti dal 'peso' particolare, si torna a supplementari 'interi' e, se necessario, rigori.
Gara inaugurale tra Germania e Costarica, un 4 a 2 brioso, arbitro Elizondo, incaricato anche della gara conclusiva.

La Nazionale di Lippi, navigatore da Viareggio a Canton, parte tra la diffidenza e la rabbia dei tifosi: in piena Calciopoli e con vicende personali sotto la lente dell'opinione pubblica (specie Buffon e Cannavaro che alla conclusione della manifestazione iridata si contenderanno il Pallone d'Oro), ma vince un girone non semplice lasciando una sola (auto)rete agli americani.

La complicata vittoria sull'Australia (in dieci per il rosso a Materazzi e grazie ad un generoso rigore trasformato da Totti allo scdere dell'incontro), per l'ultima volta in rappresentanza dell'Oceania (cui regala la prima vittoria iridata: 3 a 1 al Giappone grazie ad Aloisi e Cahill), del mercante Hiddink, spiana la strada verso la semifinale, vinta con lucido merito, inserendo nel supplementare giocatori offensivi senza intaccare l'equilibrio di squadra, nella bolgia di Dortmund, stadio-talismano tedesco: le reti di Grosso (rigorista a chiudere la serie finale) e di Del Piero (dopo un contropiede manovrato) sono le più 'lente' nella storia dei Mondiali.
Zidane e Ronaldinho
Vittoria di gruppo: Buffon incassa un'autorete ed un rigore da Zidane, avvicinando l'imbattibilità iridata del predecessore Zenga; vanno a bersaglio dieci giocatori, dato elevato in rapporto alle dodici reti azzurre.


Nazionali a punteggio pieno in metà gironi: Lahm e compagni, negli ottavi vincitori sulla Svezia damigella di girone dell'Inghilterra, il Portogallo di Scolari (che ha portato con sè dal Brasile il regista Deco), la Spagna di Torres e di Villa (tre reti ciascuno) ed il Brasile di Parreira.
La Francia, arrivata dietro gli elvetici, affronta proprio queste ultime due Nazionali nelle prime gare da 'dentro o fuori': la Spagna (3 a 1 in rimonta) negli ottavi di Hannover ed il Brasile nei quarti di Francoforte sono sconfitte grazie alle magie di Zidane, stella all'ultima competizione della carriera (macchiata dalla testata nel supplementare della finale: colla seconda espulsione iridata eguaglia il camerunese Song) e di Henry, tecnico attaccante che dopo la grigia esperienza con Madama scrive la storia dei Gunners.
Per entrambi tre marcature, ma è in ascesa nello spartito dell'istrione Domenech Ribery: seconda finale anche per Barthez, Thuram e Vieira.

Il 'quadrato magico' (Adriano-Kaka'-Ronaldinho-Ronaldo) non funziona sul piano dell'armonia e della brillantezza: solo il Fenomeno mantiene in parte le aspettative, le sue tre reti al Mondiale portano il suo bottino a quindici in tre edizioni.
Grosso
Muller, letale mangusta dal baricentro basso, è adesso un gradino sotto un campione grandissimo, cui gli infortuni hanno tolto però la potenzialità di essere leggenda a livello di Garrincha, Maradona e Pelè.
Le altre stelle europee, chi all'inizio della parabola discendente, chi logorato dalla stagione col Club, giocano a sprazzi.

La Svizzera esce senza subire reti, ai rigori negli ottavi si afferma la debuttante Ucraina di Sevcenko (due reti), secondo bomber rossonero di sempre.
Il Portogallo si impone sui Paesi Bassi di Van Basten, pescando ai quarti il biglietto vincente nella lotteria dei rigori coll'Inghilterra di Gerrard.
Zidane li fredda in semifinale con un rigore, come all'Europeo sei anni prima.
Lehmann elimina Messi dal suo primo Mondiale (una rete) dopo che Ayala ha messo un filo impaurito i padroni di casa; peraltro già l'ottavo col Messico non era stato semplice.

Curiosità - come il Brasile, la quarta Coppa italiana è vinta ai rigori dopo un'attesa di ventiquattro anni (dal Messico finale azzurra ogni dodici anni, alternanza di sconfitta e vittoria); se in Italia aveva alzato la Coppa del Mondo un tedesco, con un italiano re dei bomber, il cielo è azzurro sopra Berlino, con Klose cannoniere re (subito dietro, l'altro tedesco di Polonia Podolski); l'Australia aveva disputato il suo unico Mondiale in Germania, l'Oceania era stata rappresentata una sola altra volta: in Spagna (altra vittoria azzurra) era presente la Nuova Zelanda.

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