Brasile 2014 (12 giugno – 13 luglio)
- Campione: Germania
Formazione della finale: Neuer Howedes
Hummels Boateng Lahm Cramer (Schurrle) Schweinsteiger Kroos Muller
Ozil (Mertesacker) Klose (Goetze) All.Low
Marcatori della finale: Gotze (G)
Percorso dei vincitori:
Germania-Portogallo 4-0 Germania-Ghana 2-2 Germania-Usa 1-0;
Germania-Algeria 2-1ts; Germania-Francia 1-0; Germania-Brasile 7-1;
Germania-Argentina 1-0ts
Piazzamenti: 2.Argentina, 3.Brasile,
4.Paesi Bassi
Partecipanti: 32 squadre
Capocannoniere: Rodrìguez (6 reti)
Media reti: 2,67 a partita
Il battage mediatico e scenografico accompagna gli appassionati al
Corcovado con due questioni che sono: Messi, anche capitano, riuscirà
ad emulare Maradona in una manifestazione iridata dopo una carriera
resa precoce da allori e trofei?La Selecao cancellerà il Maracanazo
grazie alla verve di Neymar e alla efficace gestione di Scolari che
ha nel mirino la doppietta dell'alpino Pozzo?Brasile-Argentina è la
finale che molti desiderano, forse anche la FIFA visto il sorteggio
che ha collocato la squadra e il giocatore più titolati ai lati
opposti del tabellone; le alternative sono la Germania e la Spagna,
europee che proveranno a rompere l'incantesimo che vede il Vecchio
Continente sempre sconfitto oltre Gibilterra, forti la prima della
sua affidabile tradizione e di una squadra dal gioco maturo e insieme
brillante, la seconda di un filotto euromondiale inedito e di
un'orchestra cinica, abile ad imbucare le difese altrui colla
paziente gestione del pallone, uno stile che è divenuto concetto e
filosofia: il tiki taka, ora innervato da un nueve brasileiro reduce
da un'annata quasi perfetta dell'Atletico Madrid.
Le prime partite
non deludono le attese di un torneo divertente e spensierato, stelle
come Balotelli, Messi, Muller, Neymar e Robben vanno a segno e si
immagina che per forza a queste latitudini il calcio offensivo
prevarrà: alla fine le reti saranno 170 (primato di Francia '98
eguagliato), la prima delle quali per la prima volta un autogol, ma
torneranno equilibri e timori in quasi ogni eliminatoria diretta
(sette supplementari, di cui cinque agli ottavi, tracimati in quattro
lotterie, di cui due agli ottavi; nei tornei recenti c'era stato sì
equilibrio, ma una sola partita in media a richiedere rigori), che
riporteranno in auge le baronie: metà squadre confermano difatti i
quarti sudafricani (Argentina, Brasile, Germania e Paesi Bassi),
quarta semifinale consecutiva tedesca (tredici in totale, undici
brasiliane), la prima finale che mette in scena l'atto terzo.
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Fukeco |
Fanno rumore le eliminazioni della Spagna con Diego Costa a
strozzare le ragnatele del tiki e del taka e Casillas ombra del
paratutto sudafricano e dell'Italia sua ancella all'Europeo, vittima
di un girone complesso, sia per gli avversari che per la collocazione
ambientale e logistica (l'Arena Amazonia ospiterà gare della terza
serie locale, poi), in cui la Celeste fa fuori gli inglesi colla
doppietta del Pistolero Suarez; è un gruppo poco coeso, in cui le
logore primedonne e i giovani inadeguati a certi livelli rovesciano
il malcontento popolare su Prandelli, cui riesce a metà il paventato
ribaltone etico e ludico.
Fa male uscire in una gara dove gira
tutto storto (rosso frettoloso a Marchisio, Suarez senza sanzioni
cannibalizza invece Chiellini), ma a Natal si affermano la mistica
uruguagia e la tattica a specchio imposta dal Maestro Tabarez, come
fosse ineluttabile; fa male soprattutto non avere capitalizzato il
successo inaugurale su Hodgson che proiettava verso una porzione
favorevole di tabellone, anche perchè le zero reti successive sono
evento che mancava all'attacco azzurro da Saint-Denis.
Resta la
sensazione di non essere mai stati dentro il Mondiale e di dover
proseguire una fase di transizione iniziata dopo Berlino (ma non
solo: una volta tra le prime quattro in cinque edizioni) anche per
propri demeriti di carattere.
Il Marchese di Salamanca ricorda che la sconfitta fa parte dello
sport ed è vero, ma al di là dei cicli che terminano o non si
affermano era lecito che le europee un anno prima protagoniste della
Confederations monetizzassero la partecipazione brasileira: nel calcio
moderno blasone e fattore ambientale incidono meno della condizione
fisica, può surrogarli il solo orgoglio; nel Mondiale di Brasile il
fattore climatico permea quello ambientale.
La zattera di pietra
iberica completa il fallimento col mediocre Portogallo del Comandante
Ronaldo, reduce dal primato di reti in una Champions, ma a mezzo
servizio fisico.
Danno belle risposte gruppi giovani e qualitativi
pronosticati quali sorprese iridate dopo le facili qualificazioni
continentali: il Belgio del Senatore Wilmots, promosso assieme alla
volitiva Algeria di Slimani (tradizionale avversario scomodo per i
tedeschi) e la Colombia dei molti italiani (l'acceleratore Cuadrado
uomo-assist e Yepes capobranco della migliore difesa del girone
sudamericano, su tutti), nella quale esplode James Rodrìguez, sostituto della
Tigre Falcao anche nel Principato.La conclusione vincente, fatta di
tecnica e di incoscienza, all'Uruguay vale più dei numeri, che
recitano sei reti in cinque incontri (sempre a segno); la fiesta
cafetera, giusto vent'anni dopo Escobar, è completata dal turco
Mondragòn, divenuto il giocatore più anziano di un Mondiale,
primato strappato a Milla che aveva infilato una doppietta proprio ad
Higuita nel Mondiale dello Stivale.
Anche la Francia potrebbe
essere la Germania di domani: Deschamps cade alla sua undicesima gara
iridata tra campo e panchina, vittima dell'incrocio al solito
indigesto coi tedeschi, dopo aver compattato il gruppo attorno ad
un'idea di gioco, veloce e di rimessa, sviluppato lungo la dorsale
Varane-Pogba-Benzema.Come al solito gli ottavi sono il turno
dell'entusiasmo e della sorpresa, i quarti poi sono inibitori e
sedimentano posizioni, nonostante le contingenti occasioni finali che
potrebbero impattare i repentini vantaggi di Higuaìn, Hummels e
Thiago Silva.
Nota di merito per gli allenatori che
concettualizzano Transamerica: Pekerman (argentino) e Pinto
(colombiano) trascinano Colombia e Costa Rica ai loro massimi (primi
ottavi per Algeria e Grecia, inoltre) livelli, il Cile di Sampaoli
(argentino) con un gioco coraggioso e Vidal a mezzo servizio resta
appeso alla traversa di fine supplementare, altrimenti sarebbe
subentrato al Perù, quasi quarant'anni dopo, quale nazionale corsara
in una trasferta ufficiale brasileira.
Pekerman consolida la buona impressione lasciata alla guida
dell'Albiceleste (tre Mondiali e due Sudamericani coll'Under 20,
inoltre), cadendo alla sua decima gara iridata dopo avere eguagliato
il primato dell'alpino Pozzo; Pinto, privo del centravanti Saborio,
si vendica dell'esonero costaricense a pochi mesi dal Mondiale
berlinese educando i Ticos ad un calcio organizzato e semplice, ma
non privo di cose fatte bene: la ventottesima posizione del ranking è
stata sottovalutata dalle tre vincitrici di Mondiali e la Costa Rica
rovescia sul rettangolo verde l'indice di felicità migliore del
pianeta.Eurolost San Josè, dunque: come nelle notti tricolori,
mietute vittime europee anche grazie a Navas tra i migliori estremi
difensori del torneo, come il tentacolare Ochoa che ferma sulle reti
bianche il Brasile e che cede solo a Sneijder e Huntelaar nel finale
dell'ottavo, dopo il primo break ufficiale a reintegrare liquidi.
Se
le sorprese cadono colle signore del Sudamerica guidate dai padroni
culè, l'Africa celebra il suo primo doppio ottavo con Algeria e
Nigeria, non proprio le squadre più pronosticate del continente Nero
(passo d'addio della generazione di Drogba e Eto'o e Costa d'Oro che
lascia la sensazione di potere essere anche oltre singoli quali
Ayew, di un Pelè figlio e Boateng, a nuovo duello col fratello
teutonico; dei maghrebini la rete più avanzata in un supplementare
iridato, oltre Del Piero).L'Albiceleste del biscazziere Sabella è
cucita sul piano del gioco attorno a Di Maria e vale Mascherano come
baricentro emotivo; non mancano le difficoltà, ma l'armonia nei
movimenti e nello spogliatoio la identificano squadra, e Messi ci
sarà.Per lui quattro pregevoli reti nel girone e l'ombra del Diez,
sempiterna.
E' piacevole immaginare che nella piovigginosa notte paulista,
dove la sfida coi Paesi Bassi vive sulla timidezza di sè, il ricordo
di Di Stefano e i rigori parati da Romero raccordino in una milonga i
vecchi capitani rivali e vincenti (di Passarella Sabella è stato a
lungo vice).
Lungo il percorso, come abitudine, il dominante Sudamerica è
stato affiancato dall'Europa (pari ai quarti) e l'Accademia Bosman
(tecnici stipendiate da altre Nazioni) decimata, nonostante i quasi
metà presenti agli ottavi, Klinsmann, Halilhodzic, Hitzfeld e Santos
oltre i sudamericani; miezz'a via la pattuglia tricolore, eliminata
troppo presto anche con Giappone e Russia.Per i nipponici termina un
percorso che li ha resi campioni asiatici, per Capello un oneroso
contratto verso Cremlino '18 quando altri tedeschi potranno
assaltare record appena acquisiti (le sedici reti di Klose, seppure
con più presenze di Ronaldo e G.Muller, le presenze mondiali di
Maldini e Matthaus).
Delle semifinali resterà la parola Minerazo, versione estrema del moderno gioco tedesco: per loro ottava finale
mondiale, dodicesimo podio, tredicesima semifinale; per loro primato
di gare e di reti iridate.Uno Sturm und Drang concentratosi in tre
minuti nella terra di nessuno priva del capitano avversario, e
difensori sono stati i capitani delle coppe brasileire; non si arriva
alla finale dei sogni globali (per la prima volta Argentina e
Brasile simultanee in semifinale), anche se gli argentini vincono la
loro quinta semifinale su cinque, come se il risarcimento per cose
che si meritavano e che non sono state sia cosa agrodolce, nel calcio
e nella vita.I Paesi Bassi, antesignani dell'innervare per
sintetizzare adottato a questo giro da Belgio, Francia, Germania e Svizzera con successo, continuano a generare talento,
collezionando un secondo e terzo posto senza essere mai stati battuti
nei tempi regolamentari nelle ultime loro quattordici sfide
iridate.
Nel Mondiale delle americane alla fine due europee a
podio, spalti come in ogni Mondiale colorati, come fosse vera festa,
come non ci fossero crisi esterne o contestazioni trasversali
interne, Italia in finale come arbitraggio, bombolette che rendono euclideo l'errore umano.
Manca il Brasile in campo e il suo cuore, oltre Capocabana e la
Baia di Guinabara: una Selecao desafinada, scivolata da Rio de
Janeiro a Brasilia come accadde a Italia e Germania nei Mondiali
casalinghi.I Paesi Bassi sono la prima nazionale a fare scendere in
campo tutti i giocatori a disposizione; l'ingresso di Krul a
disinnescare i rigoristi costaricensi sarà ricordata come
mossa al confine tra genio e follia.
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Il Minerazo |
Si giunge alla finale in un continuo equlibrio (sette
supplementari, quattro rigori, solo tre vittorie con due reti di
divario in quindici match dentro o fuori); Costa Rica e Paesi Bassi,
oltre le finaliste, imbattute.Solo gli orange hanno dopo i gironi
effettuato una rimonta, a scapito di Rafa Marquez, azteco capitano di
quattro Mondiali.
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James Rodrìguez |
E' la terza finale consecutiva giunta ai supplementari.La Germania
è la prima europea a vincere in Sudamerica grazie a Gotze, entrato
dalla panchina in una gara quanto meno equilibrata, se non con
migliori occasioni argentine.L'immediata eliminazione dei cerberi
(Italia, Spagna) degli ultimi quattro tornei sembrava la giusta cabala per la quarta
stella, ventiquattro anni dopo.
Del resto la finale intestina di Champions a Wembley è meno lontana dell'aquilone cosmico di Victor Hugo Morales.
Curiosità - continua l'ecatombe dei detentori al primo turno:
dopo la Francia '02 senza reti e l'Italia '10 senza successi Roja
eliminata dopo due partite, tra cui il 5 a 1 ad opera dei Paesi
Bassi; i 5 gol subiti dal Brasile nel primo tempo della semifinale di
Belo Horizonte costituiscono un primato, nemmeno Haiti e Zaire ne
avevano incassati tanti nella prima frazione di gioco; l'uzbeko Irmatov fischia la sua nona gara iridata, colla
Costa Rica che esce senza sconfitte, subendo due sole reti in cinque
gare, due terminate ai rigori