Svizzera 1954 (16 giugno.4 luglio) –
Germania Ovest
Formazione della finale: Turek Posipal
Kohlmeyer Eckel Mai Liebrich O.Walter F.Walter Schafer Rahn Morlock –
All.Herberger
Marcatori della finale: Puskàs (U)
Czibor (U) Morlock (G) Rahn (G); Rahn (G)
Percorso dei vincitori: Germania
Ovest-Turchia 4-1 Germania Ovest-Ungheria 3-8 Germania Ovest-Turchia
7-2 (spareggio); Germania Ovest-Jugoslavia 2-0; Germania
Ovest-Austria 6-1; Germania Ovest-Ungheria 3-2
Piazzamenti: 2.Ungheria, 3. Austria,
4.Uruguay
Partecipanti: 16 squadre
Capocannoniere: Kocsis (11 reti)
Media reti: 5,38 a partita
Il primo Mondiale televisivo è
affidato alla Svizzera, dimora della Fifa; i gironi iniziali, secondo
una formula complicata, hanno teste di serie che non si affrontano
tra di loro.
Invece si disputa già nel girone
quella che sarà la finale: la Turchia è difatti testa di serie, a
discapito dei teutonici, nel girone cannibalizzato (diciassette reti
a tre in totale, 8 a 3 alle riserve della Germania e 9 a 0 alla Sud
Corea i punteggi roboanti) dai magiari, detentori dell'oro olimpico e
nuovi maestri del calcio, protagonisti prima della manifestazione di
una sonora, doppia lezione all'Inghilterra (6 a 3 a Wembley; 7 a 1 a
Budapest).
Puskàs |
Aranycsapat, la squadra d'oro: così il
nome che identificherà negli anni a venire una Nazionale che lascia
un'impronta tattica e di bellezza nella storia del calcio, senza
iscrivere il proprio nome nell'albo d'oro più naturale e
prestigioso.
Puskàs è azzoppato dal difensore tedesco Liebrich e marca visita contro i brasiliani nei quarti e contro i campioni in carica uruguaiani: a Berna i magiari regolano a fatica il Brasile dei debuttanti Djalma e Nilton Santos e di Julinho, trascinatore viola nello scudetto di due anni dopo.
Puskàs è azzoppato dal difensore tedesco Liebrich e marca visita contro i brasiliani nei quarti e contro i campioni in carica uruguaiani: a Berna i magiari regolano a fatica il Brasile dei debuttanti Djalma e Nilton Santos e di Julinho, trascinatore viola nello scudetto di due anni dopo.
La battaglia di Losanna cogli
uruguaiani è la partita più bella della storia, parola di Brera:
doppio vantaggio europeo, i sudamericani non si scompongono e tengono
botta dietro, pareggiando con grinta e sagacia tattica; nel finale
Schiaffino incespica nel fango e perde il tempo per battere a rete il
probabile pallone della vittoria, Hohberg coglie un palo e Kocsis con
un colpo di testa, suo pezzo forte, chiude le ostilità, pur non
demeritando la Celeste (privata causa infortunio coll'Inghilterra di
Abbadie, Miguez e Varela, in quella circostanza decisivo anche nello
score).
Kocsis |
La finale sembra un assolo, due reti
immediate degli uomini di Sebes, ma la Germania replica quasi subito
e pareggia: una supremazia atletica che lascia sospetti (nei mesi
successivi i tedeschi saranno vittime dell'epatite e si parlerà di
doping) giustifica il sorpasso in un finale concitato, dove i
favoriti non riescono a pervenire al pareggio, dacchè viene
annullata una rete a Puskàs e Turek compie la parata che consegna
alla storia del calcio il Miracolo di Berna.
Alcuni dei protagonisti si collocano
inoltre ai vertici della classifica dei marcatori iridati (Kocsis 11,
Rahn 10).
L'invasione sovietica di lì a poco
smembrerà la Nazionale in maglia rossa che non sarà la stessa in
Svezia, difatti molti giocatori si fermeranno all'estero: Czibor e
Kocsis al Barcellona, Canoncito Puskàs al Real Madrid, emuli di
Kubala che aveva cercato gloria estera sul finire degli Anni Quaranta
(prima della Spagna allenamenti ed amichevoli per circa un anno a
Busto Arsizio).
Una partita ha stravolto una linea
ininterrotta lungo un quadriennio senza sconfitte.
Rahn |
La Nazionale italiana vive un equivoco
tattico, Foni non ripropone il modulo di difesa e di contropiede
funzionale agli scudetti dell'Inter; a differenza nostra, la Svizzera
va di catenaccio e si guadagna l'accesso ai quarti (due vittorie
coll'Italia, la seconda 4 a 1), dove incontra nella partita con più
marcature iridate di sempre l'Austria, vittoriosa 7 a 5.
Curiosità – Herberger accompagna i
destini della Nazionale tedesca dal '36 al '63; Hohberg conduce dalla
panchina la sua Celeste alle semifinali dodici anni dopo; il modulo a
M dell'Ungheria è un'innovazione tattica prolifica, con centravanti
di movimento Hidegkuti, cannonieri Kocsis e Puskàs ed ali
quantitative Czibor e Toth.
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