Oggi vorrei introdurre il secondo capitolo della vicenda dei nostri Pollakis
(ragazzi, lasciatemelo scrivere all’italiana che il greco mi è un
po’ indigesto …).
Dopo
che ci siamo lasciati per l’intervista precedente, ricevo un
entusiastico messaggio tramite smartphone dove mi si dice che i
nostri ragazzi sono stati contattati dalla società per organizzare
un incontro conoscitivo. Potevo esimermi dal chiedere loro un
resoconto di tutto questo? Chi risponde sì è un comasco …
Quando
riprendo contatto ci sintonizziamo sulla medesima lunghezza d’onda
e con i ragazzi concordiamo una versione più rivolta all’emotività
ed alle sensazioni piuttosto che ai contenuti duri e puri
dell’incontro, anche perché questi già ben eviscerati sul sito
ufficiale del 1912.
Ma
a questo punto non posso che lasciare la tastiera ai ragazzi, ed in
particolare ad Ivan, mio principale tramite, che così hanno
descritto l’incontro:
“Sono
passati un paio di giorni dall’articolo pubblicato dal Blog 1912
(indegnamente redatto dal sottoscritto, ndr) e, quasi casualmente,
abbiamo iniziato a discutere via Instagram della nostra realtà con
un rappresentante della società il quale, sin dall'inizio, ha
palesato un'incredibile simpatia e curiosità nei nostri confronti.
Da quello scambio di battute è emersa, come ovvio che fosse, una
nostra malcelata emozione che a stento abbiamo dirottato le risposte
da un'entusiastica foga ad una pseudo-serietà. A seguire è nata
l'idea di trovarci in sede il venerdì pomeriggio successivo per una
breve intervista da pubblicare sul sito e per un confronto con il
presidente Colombo in persona. Nell'arco di una giornata ci siamo
organizzati per presentarci in cinque nelle stanze del Monzello. I
dintorni della struttura di via ragazzi del '99, avvolti in un
silenzio sepolcrale imposto dalla neve che quel giorno ricopriva
buona parte della Brianza, hanno accresciuto, se possibile, la nostra
tensione che ha poi raggiunto il suo apice una volta varcati i
cancelli dell'impianto di allenamento, con buona pace dei miei amici
che hanno aspettato una ventina di minuti sotto la morsa del freddo
per il mio essermi incaponito sui verbi greci ad oltranza senza
volgere nemmeno un occhio all'orologio. Entrati, abbiamo percorso
trattenendo il fiato i pochi gradini che separano il pian terreno
dagli uffici, per poi venire accolti dal responsabile dei social
networks e del sito web, con il quale ci eravamo messi in contatto
via Instagram. Dopo un primo scambio di saluti lo sguardo di tutti
noi ha passato in rassegna le varie foto, molte anche in bianco e
nero, accuratamente appese sui muri degli uffici dove sono stati
immortalati tutti coloro che hanno avuto a che fare con la storia con
il 1912 da quasi trent'anni a questa parte. Immagini che mettono
soggezione e per le quali vorresti chiedere a “chi ne sa” di
raccontartene la storia, gli aneddoti.
L’attesa
è comunque breve. Accomodati in una saletta dominata da un largo
tavolo attorniato da una decina di sedie sulle quali abbiam preso
posto, veniamo raggiunti dal "Pres". Insomma, eravamo nel
cuore del Calcio Monza, nella stanza dei bottoni, dove tutto è tinto
di biancorosso ed alla presenza di colui che è l’artefice della
rinascita sportiva del 1912. Impossibile descrivere l’emozione e la
tensione che questo incontro ha creato in noi. C’era “troppo”
intorno a noi. Era diventato difficile pensare a cosa fare, cosa
dire, troppi pensieri giravano in mente.
Rompiamo
il ghiaccio consegnando una delle nostre sciarpe a Nicola Colombo ed
anche grazie alla disponibilità ed all’affabilità del Presidente
stesso i momenti successivi sono passati in maniera più che
piacevole. Abbiamo iniziato con il raccontarci passando dalla
timidezza del primo incontro fino al normale discorrere con amici.
Colombo si è dimostrato, nei nostri confronti, eccezionalmente
entusiasta e voglioso di aiutarci a coltivare la nostra passione,
proponendoci diverse iniziative per coinvolgere i giovani di Monza a
venire al Brianteo.
Le
parole del presidente ci hanno colpito in maniera significativa: mai
avremmo pensato, dopo sei mesi dalla nostra nascita, di trovarci in
società e di sentire Colombo in persona parlarci di iniziative volte
a darci una mano, iniziative per le quali il Monza stesso si mette in
gioco per noi, piccolo contubernio di ragazzi. I nostri pensieri si
sono subito rivolti a ciò cui stavamo andando incontro, all'enorme
opportunità offertaci dalla società e al carico di responsabilità
non indifferente che accompagna il cercare di coinvolgere più
giovani possibili ad appassionarsi alle sorti del Monza, carico di
responsabilità che saremo ben lieti di prendere in consegna. Poter
parlare con Colombo ci ha permesso di constatare, se ce ne fosse
bisogno, quanto siamo fortunati ad averlo come presidente: devo
ammettere che trovare davanti a sé un presidente il quale parla con
enfasi, orgoglio e una parlata marcatamente brianzola del Monza,
scalda il cuore, pensando soprattutto ai loschi individui succedutisi
nei piani di Monzello negli ultimi anni, individui che parlavano a
malapena un italiano intendibile e dai quali raramente si udivano
parole esulanti dall'area economica. Inoltre, il semplice fatto che
abbia voluto dedicarci un importante spazio al fine di conoscerci ed
incoraggiarci è testimonianza di quanto la società tenga a far
rifiorire in Monza la passione per la propria squadra.
Al
termine dell’incontro, caldo ed emozionante, ci siamo diretti verso
l'uscita. Appena fuori, scambiandoci sguardi increduli ed
esterrefatti, abbiamo fatto fatica ad iniziare un qualsiasi discorso,
in particolare abbiamo faticato a trovare parole per descrivere ciò
a cui avevamo appena preso parte: i Pollakis, con questo incontro,
erano appena stati consacrati ufficialmente come gruppo di tifosi dai
piani alti del Monzello. Neanche il gelo polare che attanagliava
Monza riuscì a scalfire l'eccitazione per un incontro che di certo
non cancelleremo difficilmente dalla nostra memoria ma, oltre a
questo, è rimasta in noi la grandissima voglia di poter fattivamente
prendere parte a tutto quanto la società possa proporci e,
soprattutto, di riuscire nel nostro piccolo a fare qualcosa che possa
giovare alle sorti del club. Siamo orgogliosi che in qualche modo un
pezzettino delle sorti del tifo biancorosso possa dipendere anche da
noi, e siamo allo stesso tempo entusiasti di farci carico, assieme a
chi segue da ben più di noi il 1912, dell'onore e dell'onere di
tener viva in città la fiammella della passione per il Monza."
Tu chiamale, se vuoi, emozioni!
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