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Quanto
scritto, però, vuole solo essere un preambolo per introdurre
l’argomento del giorno che non è legato ai miei ricordi di
gioventù, così come non ai vostri (ma se volete lasciarli nei
commenti, perché no?), bensì è legato al presente di alcuni nostri
ragazzi che frequentano abitualmente il Brianteo. Come qualcuno di
voi certamente saprà, nella tribuna centrale dello stadio, ormai da
diverso tempo, si è installato un gruppetto di ragazzi che, pian
piano, hanno formato un vero e proprio gruppo di tifosi. Qualche
giorno fa, parlandone con Maurizio Silva (presidente del Monza Club e
meglio conosciuto come Sor Guido nel nostro blog), è uscita l’idea
di dare un po’ di spazio a loro su questo nostro blog perché se è
vero che il presente del Monza, calcisticamente parlando, sta
attraversando un periodo di rinascita, è anche vero che pure per
quel che riguarda la parte dei tifosi si sta vivendo un momento
positivo.
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E’
stato affidato a me il compito di dedicare a questa fiammella della
tribuna questo spazio sul blog 1912, sebbene il suo vivere il Calcio
Monza meriterebbe senz’ombra di dubbio miglior tastiera. Ragazzi
miei, vi son capitato io, accontentatevi.
Quindi
ho preso contatto con uno di questi ragazzi, Ivan, che da subito mi
catechizza dicendo che non sarà lui a parlare bensì il gruppo.
Ebbene sì, loro non hanno un vero capo o un vero leader. Sebbene
qualcuno abbia la lingua un po’ più sciolta e qualcun altro
qualche compito particolare, il loro gruppo non ha un forma che
quelli bravi chiamerebbero piramidale, bensì una forma
democraticamente molto spinta:
“All'interno
del nostro gruppo abbiamo deciso di non darci nessuna gerarchia, in
stile british, volendo abusare come ormai fanno tutti del termine.
Prima di prendere una decisione consultiamo indistintamente tutti,
dando uguale importanza al parere di chi ha fondato il gruppo e di
chi è magari entrato da una settimana, questo per evitare ogni sorta
di acredine interna visto che l’unica finalità è quella di
sostenere i bagaj e di colorare la Ovest”
Beh,
mi pare che queste parole descrivano molto bene la loro
organizzazione interna ma direi che sia il caso di fare un passo
indietro e partire dalle origini del gruppo stesso.
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scelto come nome del gruppo. Volendo aggiungere una nota di colore, è facilmente intuibile l'imbarazzo ogni qualvolta si presenti una situazione in cui siamo tenuti a leggere in classe frasi con all'interno il suddetto avverbio, fatto che ha forse contribuito a fare incuriosire e avvicinare al gruppo diversi nostri compagni. Ma oltre alla sua unicità, questo termine richiama anche il senso di appartenenza alla propria città tipico della Grecia classica”
Accidenti!
Mi dico dopo queste prime parole. Sto parlando con dei ragazzi che
hanno ben piantata la testa sulle spalle! Mi parlano di antica
Grecia, di filosofia della Grecia classica ... Mi fan tornare ai
tempi del liceo dove anch’io, alla scoperta del Parmenide di turno,
iniziavo a filosofeggiare sulla vita ed iniziavo a creare e ad
assimilare dentro di me i primi veri valori che poi verranno
fortificati nel tempo. “Senso di appartenenza alla propria
città”, sono parole forti, importanti ma, soprattutto, pregne
di significato. Si può dedurre da questo loro concetto di
appartenenza da dove deriva quella che ho prima descritto come
struttura interna la quale si avvicina molto a quell’isonomia
tipica delle polis greche.
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Interessante
… Un nome, un logo, una posizione ed un mentore … Ma quanti sono
questi ragazzi? Da quanto frequentano il Brianteo?
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Amicizia,
riconoscenza e rispetto, altri valori importanti che escono da queste
parole. Ora la mia curiosità si sposta sulla scelta del luogo in cui
si riuniscono.
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Mi
sento di perdonare il fatto che i ragazzi non sappiano che il settore
che loro chiamano Tribuna Est fosse chiamato Distinti Scoperti.
Probabilmente, quando quei settori erano agibili, loro non erano
manco nati! Comunque sia, abbiamo assodato che questi ragazzi
frequentano da ormai qualche anno le partite del Brianteo, ma le
trasferte?
“Di
trasferte ne abbiamo fatte parecchie, fra le quali ricordiamo quella
storica di Pordenone con il Monza Club, che rimarrà sempre presente
nella nostra memoria, e quasi tutte quelle dei due anni di serie D.
Sebbene di queste ultime si può dire che altro non erano che partite
in centri sportivi leggermente fuori provincia. Per la stagione in
corso, come gruppo, di trasferte non ne abbiamo fatta nessuna mentre
singolarmente abbiamo partecipato a quelle di Gorgonzola, Piacenza e
Pisa, quest'ultima con il Monza Club. Ci stiamo organizzando per la
trasferta del 29 marzo a Livorno, cui ci piacerebbe prendere parte,
ovviamente senza velleità di portare ed esporre nostre pezze in
balaustra.”
E
perché no? Siete un gruppo di tifosi e mi pare giusto che possiate
esporre il vostro vessillo. Non credo che ci sia alcuno che possa
avere qualcosa in contrario. Certo, esistono dei valori legati al
mondo ultras che vanno rispettati. Ed è pur vero che esporre un
vessillo significa anche essere pronti a doverlo difendere ma nel
vostro caso credo proprio che non esista alcuna controindicazione.
Anzi, a tal proposito, avete già parlato dei rapporti con il Monza
Club che ha fatto, passatemi l’espressione, da incubatore per la
vostra realtà a livello di gruppo ma ora sarei curioso di sapere
quali siano i vostri rapporti con gli altri gruppi organizzati e come
pensate di farvi conoscere maggiormente nell’ambiente del tifo
biancorosso?
“Verso
gli altri gruppi organizzati, a parte il Monza Club di cui già abbiamo
parlato, oltre al totale rispetto ed infinita stima per tutti, non
intratteniamo alcun tipo di rapporto. Ci farebbe tuttavia piacere
essere visti non come gruppo ultras, mondo che, frequentando i
gradoni, affascina e appassiona tutti noi, bensì come semplice
gruppetto lapalissianamente apolitico, di giovani tifosi scevro da
alcun tipo di pretesa o ambizione
territoriale, se così vogliamo chiamarla. Durante questi mesi abbiamo intrapreso una serie di
iniziative volte, oltre che a farci conoscere come gruppo,
soprattutto a far parlare e a diffondere in città passione per il
Monza. Fra queste cito il fatto che in settimana attacchiamo
volantini per le vie del centro inneggianti a venire allo stadio a
sostenere la squadra della propria città, volantini sui quali
abbiamo posto la nostra "firma" e l'indirizzo della nostra
pagina Instagram, rete sociale che abbiamo prediletto per il semplice
fatto che è la più usata fra i ragazzi della nostra età. Inoltre
puntiamo proprio sui ragazzi della nostra età per aumentare in
dimensione e per diffondere la passione per il Calcio Monza.
Abbiamo
inoltre ordinato qualche adesivo, uno col nostro logo e uno che punta
a rimarcare il senso di appartenenza alla città, recante la scritta
"orgogliosi di non essere milanesi". Quest'ultimo senza il
nome del gruppo e che abbiamo già iniziato ad attaccare in città.
Ovviamente
queste iniziative non vogliono essere in competizione con chi
coordina ed organizza da anni il tifo monzese. Anzi, se ci fosse
anche solo il sentore che lo siano le interromperemmo senza esitare.”
A
questo punto, però, voglio capire meglio. Lodevole le iniziative
legate a volantini e adesivi, che non credo, come già detto, possano
dar fastidio a nessuno dell’ambiente biancorosso, però è
interessante il passaggio relativo al fatto che non volete venire
considerati un gruppo ultras ma, per quanto mi state dicendo, in
fondo lo siete. Adesivi, striscioni, volantini, passione per la
propria città … A Bergamo questa la chiamano “mentalità
ultras”. Certo, agli albori se vogliamo, ma con un
bell’embrione già ben sviluppato.
“Il
nostro rifiutare la nomea di ultras nasce dal fatto che siamo ben
consci di cosa significhi compiere settimanalmente sacrifici per
portare in alto i colori della propria città, macinando chilometri
su chilometri su e giù per lo stivale. Noi,
nonostante nel cercare di diffondere in città passione per il Monza
ci mettiamo tutto il nostro impegno, non possiamo essere minimamente
accostati a chi, con passione, dedizione ed organizzazione tali da
farci impallidire, si assume onori e oneri di "difendere"
ovunque la propria città.”
Continuo a pensare che siano più ultras di moti altri, ma rispetto la loro idea e condivido il rispetto per quella che è la realtà ultras. Detto
dei rapporti con gli altri gruppi organizzati mi sorge spontaneo
chiedervi quali siano, sempre che ce ne siano, i rapporti con la
società e/o la squadra.
“Con
giocatori e società vigente non abbiamo mai avuto modo di
rapportarci di persona, fatta eccezione per la festa promozione
dell'anno scorso per le vie del centro e poi al Sada.”
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Nel
mio piccolo mi sentirei di invitare sia Chiarino che il presidente
Colombo ad incontrarsi durante la prossima gara interna proprio in
mezzo a questi ragazzi. Io, da questa intervista sui generis, ho
imparato molto. Innanzitutto mi hanno infranto tutti i luoghi comuni
legati ai giovani d’oggi. Altro che smartphone e cazzeggio!
In più mi hanno fatto capire quanto questi ragazzi siano molto
rispettosi, ricettivi e, soprattutto, inclusivi. Credo che questi
ragazzi possano insegnarmi ancora molto e sono altrettanto convinto
che anche Chiarino e Colombo, persone che reputo intelligenti,
sapranno cogliere l’occasione di imparare qualcosa.
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5 commenti:
GRANDISSIMO POLLAKIS!!!
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Mitico Pollakis! Continuate così!!
Sono la nostra speranza
suerte pollakis :)
Ma sono i ragazzini con lo striscione 1912 montato sulle due aste? Bene benissimo, se il buongiorno si vede dal mattino ecco la speranza per un tifo appassionato "per" e non "contro" chicchessia... italica e atavica usanza che a volte mi risulta indigesta assai... tifare Monza e rispettare tutte le altre squadre sarebbe un piccolo passo un tifoso ma un grande passo per la comunità...
bravi Pollakis! speriamo che si diffonda in maniera 'virale', come si dice oggi, tra i giovani di monza e hinterland briantea....
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