Pro Patria et Libertate, l'orgoglio di
rappresentare la cittadina non capoluogo
con più esperienze di massima serie: quattordici partecipazioni,
ultima delle quali nel '55-'56.
Anche se la sezione di ginnastica (la
casacca a strisce orizzontali è suo lascito; fatto non eccezionale,
anche a Torino e Vercelli ci sono simili approcci) risale al 1881, la
Pro Patria nasce nel '19, dopo che Busto Arsizio ha assistito ai
primi rimbalzi ad opera dell'Aurora.
L'angelo biondo della mediana |
I tigrotti, così soprannominati
da Roghi, penna della rosea, per il combattivo spirito provinciale,
sono già presenti nel primo torneo a girone unico, diventando tappa
della carriera da allenatore ('49-'51) di Meazza e Varglien I (lustro
scudettato nella Juve di Carcano), e da giocatore per le ali Vidal
(iridato nella Celeste) e Frossi, l'Annibale occhialuto che guida gli
studenti dell'alpino Pozzo al solo alloro olimpico dello sport
nazionale (sette reti in quattro partite, doppietta nella finale
all'Austria) e per l'autoctono Reguzzoni (cannoniere principe con 80
gol, nonostante le sedici stagioni e le 145 reti felsinee).
Quest'ultimo ha regalato alle casse
bustocche 80mila lire e ai tifosi dello Sterlino quattro scudetti e
due Mitropa (allora principale torneo continentale).
La strepitosa cavalcata del '46-'47
(tutte vittorie interne) riconsegna sei stagioni di Serie A, con
Caviglioli e Turconi I che conoscono l'azzurro al termine della
successiva stagione, chiusa col migliore (ottavo posto) risultato di
sempre.
Dopo l'ultima serie cadetta del
'65-'66, è Re Cecconi a mettersi in luce a Busto Arsizio prima del
tricolore in biancoceleste e di un'assurda pallottola al cuore.
È storia tortuosa, quella recente e
recentissima.
L'Eccellenza del '92, l'acquisizione
nel '95 del titolo sportivo della Gallaratese (finisce l'epoca et
Libertate), cui subentra in Serie C2, una sfortunata serie di
playoff (Lumezzane, Pro Sesto e doppia Triestina, '96-'01) fino al
ritorno in Serie C1 con Manicone e Zaffaroni nel '02, con Muraro che
subentra durante la stagione a Beretta, superando al playoff Novara e
Sangiovannese.
Sei anni di C1 conclusi col playout
coll'Hellas, ma il ripescaggio permette a Lerda di centrare nel '08
la vittoria numero mille della storia bustocca e di sfiorare con una
squadra che occupa gli spogliatoi per denunciare i mancati
stipendi un'incredibile promozione tra i cadetti: Do Prado con una
tripletta sbanca Reggio Emilia, poi è il Padova negli ultimi minuti
dello Speroni a ribaltare lo status quo del campionato.
La successiva retrocessione della
neonata Aurora Pro Patria e il disimpegno dei Tesoro regala anni sul
filo del rasoio, trend mantenuto da Vavassori che acquista la
società nel '11 dopo il playoff perso contro la Feralpi e l'impegno
popolare del Consorzio La Tigre nel Cuore.
Dopo le attenzioni dei media verso gli
ululati a Boateng (amichevole sospesa da un atto politically
correct rossonero), Firicano sigla il ritorno in C1 due anni fa,
festa ritardata da un gagliardo Monza in nove.
Anche se Vavassori ha provveduto alle
iscrizioni, i tifosi si rivolgono a lui così:
"Caro Vavassori, se non caccia i
mercanti dal tempio e non ripulisce l’aria dello Speroni come ha
fatto nelle sue tre precedenti stagioni, la Pro Patria retrocederà
in serie D e la sua personale immagine verrà macchiata. E non lo
sarà per il risultato sportivo, ma per aver messo la sua e la nostra
Pro nelle mani di personagg che, dove passano, radono tutto al suolo,
e che nel calcio non avrebbero titolo di avere passaporti
diplomatici, ma godono di strane immunità"...
(...stiamo parlando di Pro Patria?certi
dirigenti mica si dedicano al solo Monza?il tranquillo quotidiano non
è sogno biancorosso?...)
Un sogno chiamato Làszlo Kubala.
Il legame della Pro Patria col calcio
estero è già forte nel '26-'27 con Kutik, player-manager della
prima promozione in Divisione Nazionale, e si consolida con Beniamino
Santos, mentore di Meroni e qui maritato; il magiaro dopo avere
militato nell'avita terra cecoslovacca, approfittando della
destinazione a reparti di confine, valica Austria e Svizzera.
Da una parte a Busto Arsizio si
appoggia ai connazionali Turbéky e Vinyei, dall'altra col suocero
Daucik viaggia coll'Hungaria, esule compagine di 'cavalieri senza
titoli, senza signori cui giurare fedeltà, che vaga di paese in
paese in cerca di gloria e di qualche tozzo di pane'
fino ad essere scovato da
Samitier, segretario tecnico.E barcelonista.
Un apolide senza (Pro) Patria |
La storia racconta di 272 gol in
Catalogna e di quattro campionati e cinque Coppe del Re, di un
settebello rifilato al Gijòn e di un decennio alla guida delle Furie
Rosse (oro a cinque cerchi, proprio a Barcellona).
Il sogno invece racconta di un uomo
pronto a debuttare in Serie A, ma che nonostante la richiesta del
presidente Cerana (addirittura a Togliatti!) di levare la squalifica
della Federazione ungherese per avere tradito il Vasas, tigrotto non
è stato appieno.
..E così quel duttile apolide, tozzo ma
abile nei tiri piazzati e nel seminare difensori, non è diventato la
più grande stella della Pro Patria.
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